IL NATALE A VALLEBIANCA
Stava per arrivare il Natale e nel piccolo centro turistico di Vallebianca incominciavano i preparativi al consueto evento annuale.
La nascita di Gesù Banbino, il Messia, acquistava un significato collettivo.
La Comunità era di religione Cattolica, per cui il primo intervento operativo era la preparzione del presepe all'interno della chiesa. Se ne occuavano le signore Arianna, Bianca e Carla: le titolari dell'incarico; ma i bambini vi partecipavano andando a raccogliere il muschio che si era formato sui muri di cinta di una grande villa il cui proprietario, Renzo Mariani, era anche lui indaffarato insieme alla moglie Giulia a predisporre la mensa per i Cittadini non abbienti o rimasti senza parenti.
In ogni villetta c'era l'abitudine di addobbare all'esterno un albero con le luci colorate e luminose che venivano accese la sera e poi tolta la corrente verso la mezzanotte. Il rito dava una nota di allegria a tutto il circondario.
Diversi abitanti tenevano pronta, rivestiva di carta variopinta, una bottiglia di spumante da regalare al portalettere, durante i giorni vicini alla vigilia, nel momento in cui il postino suonava per consegnare la posta. Era un modo di scambiarsi gli auguri e di dimostrare l'apprezzamento per il lavoro costante di un intero anno di consegne.
Con il postino c'era familiarità, per cui se arrivava una raccomandata a qualcuno che si trovava al momento della distribuzione fuori casa, l'abitudine era di affidarla al vicino. Questo servizio extra faceva risparmiare tempo per il ritiro e relativa coda all'ufficio postale al quale, come da regolamento nazionale, occorreva, per il ritiro, munirsi di delega e carta di identità sia del ritirante e, se era indirizzata a un famigliare, anche di quella del destinatario.
Ma non tutti gli abitanti di Vallebianca facevano al postino lo stesso regalo. La signora Arianna aveva la mania delle torte casalinghe; e anche il portalettere aveva il suo solito dolce farcito di uva sultanina.
Nella scuola Elementare e nella Medie i bambini e i ragazzi portavano doni che consegnavano alle insegnanti, e che venivano recapitati a Suor Giuseppina che le destinava alle Missioni in Africa.
L'inventario era variegato: generi alimentari a lunga conservazione quali riso, biscotti e marmellata; ma anche pennarelli, penne, quaderni e giocattoli. In questo Natale anno 2004 Marco Venturini, di terza media, aveva avuto in anticipo dai genitori un altro computer più moderno del precedente, ed ebbe la bella idea di inviare ai coetanei attraverso Suor Giuseppina il suo primo computer. L'evento fece la sua eco, tanto che il Municipio inviò le attrezzature dismesse, tra cui una fotocopiatrice, direttamente all'indirizzo estero indicato da Suor Giuseppina.
Nell'Istituto delle Suore Canossiane c'era la possibilità di essere accolti da Suor Matilde che faceva visitare una stanza guardaroba e chi aveva bisogno sceglieva dei capi, appesi per lungo come nei magazzini: indumenti di vestiario che erano appartenuti agli abitanti di Vallebianca, e che erano stati lavati e riordinati dalle incaricate al compito. Le signore Anna e Lucia erano sarte, per cui se c'era qualche bottone da cucire provvedevano prima di appendere i capi nello stand. All'interno dell'Istituto religioso c'erano le lavatrici industriali. Una di queste, per il Natale 2004 era stata regalata dall'imprenditore Marco Federini.
In quasi tutte le case fervevano i preparativi per coinvolgere al pranzo natalizio i parenti. Le telefonate per accordarsi erano momenti di gioia: era come un ritrovarsi. Di solito, per una sorta di patriarcato, era il più anziano capofamiglia che radunava. Poi il giorno di Natale ogni parente portava, per la tavola, il "piatto" a sorpresa. Per la verità di sorprese non ce n'erano tante. Ognuno conosceva dell'altro vita, gusti e "miracoli". Ma era bello ritrovarsi ed essere tutti insieme giovani e meno giovani per quasi un'intera giornata. I ricordi, poi, venivano fuori durante il pranzo. Ma, dopo, anche i giochi da tavola e il repertorio delle barzellette.
Tutto ferveva nel paesino di Vallebianca. E, alla messa di mezzanotte, alla Vigilia, se c'era la neve, gli abitanti che si recavano a messa, all'uscita della Messa, sembravano anche loro Presepe: un presepe vivente.
Angela Battaglia