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La Ranocchietta nello Stagno - Racconto di Carmine Di Fiore

<    Ottobre 2004    >

 La Ranochietta nello stagno

Carmine Di Fiore

                    www.formedicomunicazione.com                               

 

E’ sera , e sullo stagno è calato il buio di una notte senza luna. La ranocchietta è ormai lì ferma da molte ore in mezzo allo stagno, sopra la sua foglia di loto vicino ad una candita ninfea. Ma l’attesa non le costa fatica perché la sua fatina le ha promesso che sarebbe venuta; e anche se l’ora è passata da molto la ranocchietta aspetta speranzosa con il cuore che le batte, aspettando il momento in cui vedrà la sua dolce fatina. All’improvviso sente il rumore di un serpente entrare in acqua e sa che al buio non potrà sfuggire alle sue fauci mortali. Inizia a tremare e le vibrazioni del suo corpo, disegnando cerchi concentrici sulle placide acque dello stagno. E questo faciliterà ancora di più il compito funesto del serpente.

La ranocchietta è sola, infreddolita ed impaurita dal buio che la circonda. In cuor suo sa che solo la sua amata, la fata turchina, potrebbe con un suo sorriso illuminare con colori sgargianti il buio di questa notte.

         Ma la vita è crudele e il suo cervello le dice che il sorriso della fata questa volta non arriverà a salvargli la vita; smette di tremare e aspetta silenziosa che il suo triste destino si compia.

Dall’alto di un albero secolare un vecchio gufo la guarda e le dice :

1        Ranocchietta, perché non cerchi di salvarti?

2         Caro vecchio gufo, è buio e io non so né dove né come scappare per scampare al mio triste destino.

3        Sì, lo so, ma anche quando tutto sembra dirti che non c’è più speranza puoi appellarti alla tua voglia di vivere.

La ranocchietta si guarda intorno e riesce appena a scorgere vicino a sè alcune altre ranocchiette su un ramo sporgente dal lago. Con un balzo salta sul ramo anche lei , proprio mentre il serpente si stava lanciando su di essa.

Almeno questo tentativo del serpente è andato a vuoto , ma sia la ranocchietta che le sue compagne sanno che il serpente ci riproverà. Si stringono le une vicino alle altre tremanti , ed ecco che il serpente già salito sul ramo di legno mentre si avvicina minaccioso , viene a sua volta catturato da un giovane airone che ne farà il suo pasto.

Per questa volta la ranocchietta e salva , e rivolgendosi al vecchio gufo che ha osservato tutta la scena gli dice :

4)     Grazie grande vecchio le tue parole mi hanno permesso di reagire.

Le ranocchiette si misero a cantare per festeggiare lo scampato pericolo .

Solo la nostra ranocchietta non cantava e se ne stava in disparte. Allora di nuovo il vecchio gufo le rivolse di nuovo la parola :

4        Ranocchietta perché non canti con le tue sorelle?

5        Vedi gufo ora mi sono salvata ma la prossima volta non sarò così fortunata, il serpente mi addenterà e farà di me un solo boccone.

6        Certo questo potrà succedere, ma tu sai che se lo vorrai potrai cercare di salvarti senza abbandonarti ad un sicuro destino di morte.

7        Si lo so, ma solo se sarò con la mia fatina potrò essere sicura di salvarmi.

8        Ti sbagli giovane ranocchietta , la fata non verrà mai più a salvarti lei ormai vive solo nei tuoi sogni.

9        NO! Non è vero , la mia fata esiste e mi vuol bene, questa sera non è venuta ma la prossima volta mi salverà.

10   Povera ranocchietta , la vita non è così , la tua fatina ti ha già lasciato tanto tempo fa solo che tu non te ne sei resa conto …..

11   Zitto, zitto non ti voglio più ascoltare.

La ranocchietta si fermò a riflettere su ciò che gli era successo…. pensare alla propria  vita senza la sua fatina no non poteva essere vero.

Mentre era lì immersa nei suoi pensieri udì delle voci provenire dal vicino canneto. Era buio. Con molta cautela si avvicinò e tra le canne gli parve di vedere la sua fatina.

         Sembrava risplendesse di luce propria. Per un’istante la ranocchietta si illuminò e nei suoi occhi brillarono due lacrime di felicità. Ma mentre stava per avvicinarsi udì un’altra voce sconosciuta che diceva :

12   A quest’ora la ranocchietta sarà gia nello stomaco del serpente.

13   Sì, era ora. Era diventata veramente noiosa. Non la sopportavo più.

14   Dovevi liberartene prima. Quando un amore finisce.... dovevi dirglielo, magari gli evitavi di finire in bocca al serpente.

A questo punto la ranocchiettà riconobbe in quella voce sconosciuta quella del rospo dello stagno :

15   Ma sai, pian piano è diventata così noiosa e io non ho avuto il coraggio di affrontarla si sarebbe disperata come una pazza…. meglio così.  Però all’inizio era divertente mi divertivo con lei era piena di vita e di interessi, passava le notti a gracchiare cantandomi delle bellissime canzoni d’amore.

16   Sì, ma non aveva capito che per farsi voler bene doveva ogni giorno offrirti un nuovo motivo per volergli bene?

17   Ma ora non parliamone più, è finita. A quest’ora il serpente la starà digerendo da qualche parte nello stagno.

La ranocchietta rimase li impietrita, incapace di muovere anche il più piccolo muscolo. Il buio della notte gli permise di rimanere non vista quando la fata e il rospo gli passarono vicino. In realtà lei ebbe la sensazione che la fata l’avesse vista ma l’avesse ignorata.

         Nella testa della ranocchietta i ricordi frullavano così velocemente che gli impedivano di avere un qualsiasi pensiero di senso compiuto. Ricordava tutti i bei momenti trascorsi con la sua fatina, tutti i progetti i sogni fatti con lei e di cui lei era la protagonista assoluta.

         Solo dopo molte ore la ranocchietta riuscì a fare un pensiero di senso compiuto. La conoscenza della verità in quel modo era solo l’ultima delle fortissime emozioni avute quella sera. Prima la certezza assoluta di morire, poi la salvezza dovute alle parole del gufo ed infine la scoperta dei veri sentimenti della sua fatina avevano lasciato la ranocchietta stremata.

         Nel frattempo si era fatto giorno e uno dopo l’altro i suoi muscoli ripresero a funzionare. Fu così che non sapendo dove andare la ranocchietta fece un balzo e ritornò sulla sua foglia di loto, la stessa foglia sulla quale la sera prima era pronta a perdere la vita, pur di aspettare la sua fatina. Li iniziò a riflettere sulle parole udite la sera prima dal rospo “… non aveva capito che per farsi voler bene doveva ogni giorno offrirti un nuovo motivo per volergli bene”. E pensò ai suoi errori ma non riusciva a darsi pace e si chiedeva perché la sua fata, il centro della sua vita, non l’avesse avvertita di quello che stava succedendo. Neanche il pensiero che il rospo fosse più bello e forte rispetto a se stessa poteva darle una spiegazione. Mentre era immersa in questi pensieri un raggio di sole la illuminò e lei volse lo sguardo al laghetto circostante. Lì vide due uccelli tubare su un ramo di un vecchio albero, un pesce guizzare felice dall’acqua, due farfalle rincorrersi nella danza nuziale.

 

Il Racconto del Mese

Il Finale (il cervello)

Allora capì che la vita è un bene prezioso, ma ancora più prezioso è l’uso che se ne fa. Si sgranchì di nuovo le zampette,  fece un balzo verso il ramo dove le sue compagne avevano passato la notte e ora iniziavano a saltellare. Una volta giunta sul ramo alzando gli occhi al cielo e immaginando di avere ancora vicino la fatina, le lanciò un bacio attraverso l’aria e le disse “La Verità è vita… la Menzogna è morte! Addio senza nessun rancore” ; dopo di che si mise a giocare con le sue compagne.

Dopo un pò spicco un altro balzo verso…  Ma questa è un’altra storia.

 Dedicata con infinito amore alla mia fata turchina che trafiggendo il mio cuore di vecchia fenice con la spada della menzogna mi ha fatto rinascere a nuova vita.

II Finale (il cuore)

Allora capì che la vita è un bene prezioso, ma ancora più prezioso è l’uso che se ne fa. La sua fata in fondo si era si occupata della propria felicità senza considerare il male che gli aveva fatto; male che poteva essere fatale per la povera ranocchietta. Fu così che alzando gli occhi al cielo e immaginando di avere ancora vicino la fatina le lanciò un bacio attraverso l’aria e le disse : “La Verità è vita… la Menzogna è morte! Addio senza nessun rancore”. Subito dopo con le lacrime agli occhi aggiunse : “Io TI AMO e non riesco a smettere di amarti … la vita d’ora in poi sarà per me la somma di tanti giorni uguali fino al momento della morte, forse sarebbe stato meglio morire senza sapere la verità. Cosa ci faccio di una vita che non voglio più?”.

 Dedicata con infinito amore alla mia fata turchina che trafiggendo il mio cuore di vecchia fenice con la spada della … mi ha fatto rinascere a nuova vita. Ma solo perché possa continuare a soffrire per tutta una  vita ricordando che lei non è più con me.

 

 

Carmine Di Fiore