Pubblicato su Artistioggi - anno VI - gennaio 2005
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Editoriale :
LA SCALA RINATA ... E LA SPERANZA?
Quando Piermarini progettò il Teatro alla Scala, con l’approvazione di Maria
Teresa d’Asburgo, correva l’anno 1776. L’edificio fu costruito dove prima
sorgeva l’antica chiesa di Santa Maria della Scala.
Quasi distrutto nel ’43, il Teatro venne riaperto, tre anni dopo, come ora: e fu
un grande evento, come è avvenuto lo scorso 7 dicembre. Come ha osservato
Massimo De Vita, direttore della Casa del Teatro Officina, situato nella zona di
Gorla, a Milano, la ricostruzione della storica Scala, tanto cara ai milanesi e,
per riflesso a tutti coloro che amano l’opera teatrale, fu vista come una
rinascita del popolo tutto, martoriato dalla guerra. La riapertura della Scala,
allora, fu visto come un grande evento, ma diverse furono le motivazioni e lo
spirito con cui, parimente alle rappresentazioni artistiche, i milanesi e la
gente di cultura, intese quella riapertura. Ci si rimboccò le maniche per una
nuova rinascita, carichi di speranza e con tanto coraggio. Oggi è diverso. Si
coglie negli animi delle persone, un senso di sconforto, una insicurezza ed il
coraggio poi, non si sa dove andarlo a cercare..
A chi affidare il proprio futuro? Ci si chiede. La gente stenta a vivere e gli
spazi culturali, sono sempre meno e poco incoraggiate dalle stesse istituzioni.
Molti spariscono nelle nebbie dell’oblìo.
“L’Europa riconosciuta” di Antonio Salieri, diretta dal Maestro Muti, è l’opera
che è stata data lo scorso 7 dicembre, in occasione della riapertura della Scala
– presenti le eccellenze del gran mondo della politica, dell’economia, dello
spettacolo e.. dell’informazione. L’opera, la stessa con la quale nel lontano
1778, venne inaugurato il Teatro, fu come allora un successo.
Ma nei milanesi quelli meno abbienti, la maggioranza, questo evento, non ha
prodotto particolari reazioni positive. Gli scoramenti c’erano e rimangono, le
incertezze pure.Quella spinta del ’46, resta un magnifico ricordo della Scala,
della rinascita, racchiuso nella storia di chi ha provate e manifestate quelle
sensazioni.
Per caso, siamo stati, proprio nella serata di riapertura, non alla Scala, non
ce lo potevamo permettere, ma in un altro teatro, molto modesto – per mancanza
di soldi – ma molto ardito, impegnato nel sociale: la Casa del Teatro Officina,
dove abbiamo ascoltato dei pensieri, che trasudavano di lirismo. La sala
spoglia, acquistava tonalità, musica ed atmosfera, proprio grazie alle parole
poetiche lette da De Vita. Guardavamo, di tanto in tanto una scala, posta al
centro del palcoscenico. Si, una scala: ma cosa ci faceva lì una scala? “Serve
per riparare il tetto – s’affrettò a dirci De Vita – quando ci saranno i
soldi..” Lui che del Teatro Officina è direttore, attore, regista ed anche
custode. Un teatro, che da oltre trent’anni fa e propone arte e cultura nel
contesto dela società.
E come il Teatro Officina, vi sono altre realtà culturali, di grande fermento,
che avrebbero bisogno di essere incoraggiate, supportate dalle istituzioni,
poiché costituiscono un canale che produce cultura e che facilmente raggiunge il
grande pubblico.
Salvatore Guastella