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     Giugno 2010

Vento di crisi -

di Giuseppe Romeo

 

Articoli e Servizi Particolari

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Vento di crisi

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Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine

soprattutto quando c'è da tirar la cinghia

 Col mio indomabile ottimismo, probabilmente derivante dalla mia indole di non battere mai ritirata dinanzi alle avversità e di concorrere civilmente come posso a mantenere pacifico, ordinato e civile e in buone condizioni di abitabilità almeno il nostro condominio nazionale (Paese),  non pensavo negli anni dal 1980 al 1993 quando ho affrontato più volte anche sulla stampa l'annoso problema dello sperpero del pubblico denaro, che nel 2010 sopravvivendo  dovessi occuparmi ancora dell'argomento, come sto per fare.

 In quel periodo, stando  anche a Roma  sino al 1999 per lo svolgimento del mandato elettivo di rappresentante del personale in seno al Consiglio di Amministrazione del Ministero delle Finanze ( non ancora Ministero dell'Economia, comprensivo come è adesso anche  dei soppressi Ministeri del Tesoro e del Bilancio ), ho percepito il grave rischio che correva il nostro Paese con la corsa sfrenata alla spesa del denaro pubblico ( entrate tributarie ed altro ) che si faceva all'epoca in tutte le amministrazioni pubbliche, nessuna esclusa, mentre imperversava anche una inflazione del 20% e facevano ressa attorno le numerose e variegate formazioni politiche del momento; ne feci un campo di battaglia anche in seno alla Confederazione sindacale dove non ero un militante concorrente di carriera, diversamente da come venivo sospettato e pedinato, ma un semplice rappresentate nazionale battagliero dato in prestito a quella organizzazione in rappresentanza della sua Categoria.

 Come se nulla fosse tutte le Pubbliche Amministrazioni, infatti, facevano a gara e credo che lo facciano ancora, a spendere anche a casaccio entro il 31 dicembre di ogni anno tutte le somme stanziate per loro in bilancio per non mandarle in economia.

 Perorando l'inversione di questa tendenza sprecona mi pareva confacente che io stesso mi mettessi coerentemente e doverosamente alla prova per realizzarla nei fatti, come dirigente/agente contabile dell'amministrazione finanziaria ( Agenzia delle Entrate ) operante nella Regione Lombardia; ho intrapreso l'ardua impresa all'inizio del 1993 non senza sacrifici, disagi, incomprensioni, rabbiose contrarietà e rischi vari, ma alla fine dopo due anni l'ho spuntata, mandando in economia alcuni miliardi di lire e migliorando anche le condizioni operative degli uffici e dei servizi tributari.

 Ma questa inversione di tendenza che considero improcrastinabile non poteva e non può essere lasciata alla iniziativa personale di qualche dirigente ottimista e fortunato come sono stato io a quel tempo; ci voleva e ci vuole ben altro, soprattutto la stabilità di governo e l'autorevolezza della politica.

 Anche le Centrali sindacali, dove per qualche esponente passavo per terrorista per la mia  determinata battaglia in favore della razionalizzazione della spesa pubblica e del suo impiego appropriato, badavano più alla spartizione delle pubbliche risorse anziché al loro parsimonioso e produttivo utilizzo senza accorgersi  che ci stavamo indebitando sino all'osso del collo.

 Anche qualche esponente sindacale di alto rango si è fatto prendere dalla foga dell'uso scriteriato della leva ( pressione ) fiscale per alimentare il fiume straripante della spesa pubblica spingendosi sino al punto di propinare anche la tassazione dei risparmi postali ( buoni e libretti ) che all'epoca rappresentavano soltanto il risparmio non speculativo di persone e famiglie a basso reddito rappresentate pure in apparenza da tale esponente; ma è stato stoppato, però,  prontamente e provvidamente dal Presidente Andreotti in occasione della cerimonia di apertura di una fiera annuale del levante.

 C'era, davvero, da rabbrividire dinnanzi all'utilizzo salace ed anche anche spericolato della somme stanziate negli innumerevoli capitoli di spesa del bilancio statale che dava concretezza al loro spreco, preso di vista e di mira negli anni 90 anche dal Senatur che lo ha additato al pubblico disprezzo, colorandolo con la denominazione roma ladrona ma sapendo bene che la capitale era ed è ancora in buona compagnia spartitoria.

 Sperpero che, come è apparso in una recente trasmissione televisiva ( porta a parta ) di Bruno Vespa, si consuma sotto gli occhi anche delle Procure delle Repubbliche, con l'assunzione di costi anche molti differenti tra le varie Procure anche se praticati per l'analoga acquisizione ed espletamento del servizio delle intercettazioni telefoniche.

 I numerosi Governi di vario tipo e di coalizione che si sono avvicendati sinora, soprattutto per la loro notoria precarietà, erano comprensibilmente più portati a badare alle manovre tributarie tappa buchi, come è avvenuto, anziché a interventi durevoli di contenimento e di impiego razionale e produttivo della spesa pubblica; spesa pubblica che continua ad essere largamente finanziata dalla ritenute fiscali fatte in anticipo sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e differite per tutti gli altri percettori di reddito, mentre prosperava e prospera  ancora da altre parti la evasione fiscale che molti come me, non a torto, considerano un comprensibile anche se illecito fai da te per alleggerire il soverchiante carico tributario.

 Questo malconcio stato di cose non rimosso ancora, ma messo sotto tiro dall'attuale Governo che inaspettatamente dovrà fare pure i difficili conti soprattuto con la insidiosa crisi internazionale economico/finanziaria fuori programma elettorale cadutagli addosso,  è stato ed è tuttora il frutto malefico della instabilità politico/governativa che induceva ed induce ancora tutte le forze politiche  a propendere  per la ricerca  del consenso elettorale personale o di gruppo anziché alla loro cooperazione, anche se si intravede un miglioramento rispetto a prima grazie alla ridotta frammentazione partitica che gli elettori hanno determinato nella ultime elezioni politiche polarizzando il loro maggiore consenso sui due schieramenti messi in piedi efficacemente prima dal Presidente Veltroni e poi dai Presidenti Berlusconi e Fini.

Dopo ogni esito elettorale, a mio avviso, bisognerebbe deporre le armi della propaganda e della contrapposizione per partito preso e tenere a bada gli scalmanati come si addice a chi sente lodevolmente l'onere e l'onore di essere accomunato nell'ancoraggio politico/ istituzionale al servizio del Paese e non del proprio tornaconto o di quello del gruppo politico cui appartiene.

 Chi scrive, che dal 1980 in avanti proponeva in vari dibattiti e sulla stampa soluzioni durevoli di rimedio, rimaste in buona parte lettera morta, ritiene che, persa l'occasione di avviare l'aggiornamento istituzionale varato dalla precedente coalizione di Governo guidata dal Presidente Berlusconi( Forza Italia, Alleanza Naz.le,  Lega Nord e UDC )  e mandato in fumo dal referendum abrogativo, occorre riannodare  i fili della cooperazione tra tutte le forze politiche in campo per attuare al più presto le più urgenti riforme istituzionali; queste servono come il pane per rendere soprattutto stabile l'attività di governo,  velocizzare il processo di formazione ed entrata in vigore delle leggi e ridurre l'attuale numero soverchiante di parlamentari; non è più tollerabile che un disegno di legge come ad esempio quello ancora in itinere al Senato sulle intercettazioni e sull'esercizio misurato anche del diritto di cronaca, deve essere tenuto in ballo per più di un anno, mentre tutte le altre relazioni sociali e mondiali si instaurano, intrattengono e si risolvano oramai velocemente per via telematica; con questo persistente chiaro di luna anche l'attuale Governo del fare, che ricorre spesso comprensibilmente e doverosamente al voto di fiducia per accelerare la realizzazione del suo mandato elettorale, dovrà sudare sette camicie per farcela, anche se gode di una bene nutrita ma altrettanto composita maggioranza.

 E', davvero, molto rischioso tergiversare ancora su queste importantissime necessità, valevoli per qualsiasi governo e per qualsiasi forza politica; esse servono anche per dare mano al cittadino elettore preso dalla tentazione diffusamente avvertita di disertare le urne, per farlo desistere e sentirsi fiero ancora della sua partecipazione democratica alla sviluppo della buona politica almeno con l'esercizio puntuale, di volta in volta, del suo diritto di voto in favore di chi ritiene più meritevole.

 Negli Stati moderni e democratici la politica non può mai sovrapporsi agli interessi dei cittadini ma deve svolgere una abile e sapiente mediazione dei loro contrasti nell'esercizio dell'attività che deve svolgere e finalizzare prevalentemente, sempre e comunque, alla realizzazione ed alla salvaguardia del possibile benessere sociale per tutti e non soltanto per alcuni.

 Se questo è anche il comune sentire, come credo che sia e che auspico, dei nostri rappresentanti politici più in vista per il ruolo istituzionale e politico che svolgono prevedo col mio  solito ottimismo che non rimarrà nel vuoto il richiamo del nostro Presidente della Repubblica alla cooperazione istituzionale e all'avvio urgente delle riforme.

Intanto l'attuale Governo e la sua maggioranza, anche se è stato sovraccaricato dalla  imprevista e molto insidiosa congiuntura internazionale economico/finanziaria in corso, deve andare avanti ugualmente nell'assolvimento trasparente del mandato elettorale ricevuto, senza tentennamenti e l'opposizione parimenti deve svolgere responsabilmente il proprio ruolo che non è certamente quello di mostrare acredine verso gli avversari, ma quello dignitoso, composto e doveroso di fare conoscere pubblicamente, rappresentare e difendere nelle sedi istituzionali le proprie proposte alternative percorrendo il solco autorevole dell'alternanza di governo e non del litigio permanente.

Questo mi pare che sia il viatico da seguire e non quello delle invettive e dello scaricabarili se tutte le parti politiche e maggiormente quelle più rappresentative intendono concorrere veramente e proficuamente senza cedere alle reticenze e ai privilegi ingiustificati, a fare quadrare i conti in tutti i centri di spesa contendenti; sarà, tuttavia, una ardua impresa sino a quando qualunque Presidente del Consiglio sarò costretto, come lo è a desso, a fare buon viso a cattiva sorte, stando sotto la spada di Damocle della sfiducia e delle eventuali manovre sottobanco anche dei propri colonnelli sofferenti anziché orgogliosi del suo carisma; bisogna liberarlo dunque da questa costrizione, facendolo eleggere direttamente dal popolo, costrizione che rappresenta uno tra i nodi più grossi che vengono al pettine frequentemente e che non deve essere più pettinato ma sciolto al più presto per stabilizzare e modernizzare al meglio il funzionamento delle nostre istituzioni repubblicane.

 Auguriamocelo tutti.

Milano, 2 giugno 2010.

Giuseppe Romeo

*Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana