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       Aprile 2009

L'OPINIONE OPINABILE -

di Gianpiero Dèlmati

 

Articoli e Servizi Particolari

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L’opinione opinabile


L’Italia del “fai da te” per le Urne del 7 giugno 2009
Elezioni europee: sbarramento previsto al 4%
Ma nello scacchiere comunitario la percentuale ammessa è più alta

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Le ultime elezioni politiche dell’aprile 2008, hanno estromesso dal Parlamento e dal Senato italiano i partiti così detti minori; ora, sono pronti a dare battaglia per presentarsi sulla scena europea di prossima configurazione. Si sentono a “rischio”… si desume. Ma volendo esprimere un’opinione, mi accingo ad affrontare una domanda che sorge spontanea: come può essere che un partito, che non ha ricevuto il consenso popolare per essere rappresentato alle Camere, possa “pretendere” di rappresentare chicchessia al parlamento d’Europa, e quale apporto positivo-fattivo può esprimere in tale sede se nel proprio Paese non conta a livello parlamentare? Come può operare in sede europea, e chi rappresenta? Soprattutto, quanti cittadini rappresenterebbero? E una coalizione fra partitini a cosa può essere soggetta se non ad una coesione finalizzata ad emolumenti e rimborsi con conseguenti costi supportati dal denaro pubblico?
Personalmente non vedo l’utilità di tale operazione “politica”… anche perché, fra l’altro, il fallimento è già stato conclamato. E’ il popolo delle urne domestiche che decide, e ha deciso. Vieppiù, non mi sembra tanto democratico il mettersi insieme per ottenere qualche seggio (…forse). In ogni modo, a mio parere, è un’operazione sterile già dall’eventuale nascita. Democrazia è anche il coraggio e la coscienza, unitamente a dignità e condotta morale, di ammettere la sconfitta, e di sapersi ritirare quando è il momento; e il momento lo hanno deciso gli elettori. Già dobbiamo assistere a certe “manovrine” ben distanti dalla cultura politica europea: il 4% è di per sé un “accomodamento” all’italiana, poiché nello scacchiere europeo la percentuale ammessa per lo sbarramento è più alta. Pertanto, penso che i piccoli Partiti si debbano rassegnare, democraticamente.
Il popolo li ha esclusi, votando, dall’ufficialità democratica del Paese; perciò, in Europa che ci andrebbero a fare se non per mire personali? E ancora, chi li ascolterebbe?
Se vogliono rilanciare (rifare ?) una certa Sinistra … lo facciano prima in casa propria e quando avranno i numeri, allora… E poi, perché “indebolire” il prestigio e l’immagine del BelPaese che ha già problemi di questo genere a livello internazionale? Se tutto questo è una questione “politica” interna, allora mi sento di dire che il “fai da te” non si addice ad un Paese democratico, vieppiù inserito in una vasta area di respiro europeo. Meditiamo.

Gianpiero Délmati