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Il Presepio
***************, un Segno del NATALE
di Don Gianmario Galmozzi
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Dopo che S. Francesco d’Assisi rievocò con candore e letizia secondo il Vangelo dell’Infanzia, in una grotta di Greccio, della Provincia di Rieti, nel Lazio, la scena della Natività, il presepio è entrato nel costume del popolo come il segno più caro del Natale.
Ogni regione d’Italia (la nostra patria è la culla del presepio, seguita dalla Spagna, dalle regioni cattoliche tedesche o altre nazioni) dà vita alla memoria della Natività secondo la propria arte, la mentalità e il carattere della sua gente: movimentato con tanti personaggi e colori quello napoletano e siciliano, scarno ed essenziale quello pugliese, intagliato nel legno quello altoatesino, su maioliche invetriate policrome quello robbianotoscano, molto popolare quello in Val Padana. Oggi nella temperie tecnologica del post-moderno e postindustriale e nel vortice del Natale consumistico (con vetrine di balocchi sofisticati, bambole e pelouches parlanti, auto telecomandate, computer, telefonini, giochi in scatole, alberi natalizi scintillanti; con programmi, per le feste, di vacanze su spiagge esotiche di sole ed escursioni su fondi innevati: un insulto alla fascia degli ultimi a basso reddito), la tradizione del presepio (come del resto altre tradizioni legate all’ambiente familiare contadino: il ceppo sul camino e i fuochi propiziatori accesi in montagna la notte di Natale, i cui avanzi servivano a propiziare i raccolti e l’economia della casa contro maltempo, carestie, epidemie) conserva ancora il valore di un tempo, quando nelle famiglie era segno di fede e religiosità, di rapporti di fraternità e condivisione? Per tanti nostri contemporanei allestire il presepio è probabilmente uno svago, un hobby per riempire il tempo libero e far contenti i più piccoli o semplicemente il gusto del collezionismo di modellini di statue di diversa provenienza e materiale!
“Il nostro popolo senza avvedersene” scriveva don Giuseppe De Luca si lascia strappare le tradizioni più care e venerate, più antiche e dolci, più vere e belle, così sconsideratamente, per pura negligenza, per semplice snobismo: abbandona Cristo per seguire l’ultimo vezzo della futilità… Un cristiano di cuore non si lascerebbe sostituire il presepio, come non sostituirebbe sul tavolo, alla fotografia della mamma morta, la cartolina di una donna vana.
Rievocare il presepio vuol dire fare la storia della pietà e della religiosità popolare, ma anche della mentalità e del costume di epoche e generazioni diverse (attraverso ad esempio le fogge di vestito dei personaggi). Rilanciare nelle famiglie il presepio e ritornare a costruirlo se pur nella penombra di un angolo di casa, non per sentimento di folclore, ma come simbolo di fede, preghiera, offerta, significa ritrovare la gioia e l’amicizia solidale, la tenerezza umana dei rapporti, la religiosità degli animi di piccoli e adulti incantati.

Don Gianmario Galmozzi


Dicembre 2008


Il Presepio, un Segno del NATALE -

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