Giugno 2011
PASSIONE POLITICA 2 -
di Giuseppe Romeo
Passione politica 2
LA PERSISTENTE FIBRILLAZIONE ELETTORALE
non è sintomo di salutare vivacità democratica ma di turbamento
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In un mio precedente servizio sul periodico Comunicazione & Forme ho considerato la stabilità politica, negli Stati moderni a conduzione democratica, una delle più efficaci condizioni necessarie per potere badare convenientemente al conseguimento del benessere sociale cui sono preposti tutti i pubblici uffici e anche gli enti vari ( INPIS, INPDAP, ESATTORIE, SOGEI, CASSA DEP. E PRESTITI ecc. ecc.) incaricati di svolgere pubblici servizi, ma preminentemente tutti i politici di alto rango che assumono funzioni di rappresentanza istituzionale nazionale e locale, interna ed esterna al nostro Paese, Parlamentari compresi.
Ritengo ancora che la politica è buona quando viene svolta con passione, cioè con volonterosa e pregevole attitudine a impegnarsi per la soluzione di vecchi e nuovi problemi esistenziali della intera collettività rappresentata e per prevenire eventuali complicazioni.
Osservo, pertanto, senza gaudio che la instabilità politica ed il frequente ricorso alle urne di vario genere, referendum vari compresi, vengono percepiti da larghissima parte del corpo elettorale non facente parte delle varie tifoserie di partito o di altro contenitore di consensi elettorali, una riprovevole corsa di arrampicatori concorrenti in salita sull'albero della cuccagna, anziché di avveduta e diligente partecipazione alla ricerca e salvaguardia del bene comune in sede locale, nazionale e mondiale e non soltanto in casa propria; non è più pensabile, infatti, che il bene comune possa essere cercato e conservato fuori dai “vasi comunicanti” nazionali ed internazionali influenzato come è da cause naturali (marittime, vulcaniche, climatiche, igienico/sanitarie, risorse energetiche ecc. ) ed anche dalle moderne interazioni lampo per via telematica e satellitare.
Penso, perciò, che tale percezione di instabilità politica, galleggiante sulle frequenti e scomposte competizioni elettorali di vario tipo, sia la causa principale della diserzione dalle urne e del diffuso malumore che si sente serpeggiare anche tra molti di coloro che continuano a votare, angosciati però dal dubbio sulla effettiva utilità del loro voto; dubbio che sorge quando gli elettori intravedono tra i contendenti, soprattutto tra quelli che vanno ad incarnare le istituzioni pubbliche, la presenza di una debordante inclinazione a operare da capi o da padroni anziché da prudenti e consapevoli rappresentati chiamati a realizzare positivamente il mandato ricevuto senza arroganza ma con la dovuta umiltà e autorevolezza rappresentativa, come sta dando luminoso esempio da seguire il nostro Presidente della Repubblica ed anche gli attuali due Presidenti del Parlamento Italiano non meno dei loro predecessori.
Nelle moderne democrazie, infatti, non ci sono capi come quelli che assumono l'incarico o la funzione pubblica o privata retribuita di soprintendere ad una struttura preordinata al raggiungimento di prefissati obiettivi particolari e settoriali, ma rappresentanti eletti non per destinazione o designazione del padre di famiglia ma dagli elettori; elettori separati nella scelta elettorale, ma facenti parte dello stesso Condominio locale o nazionale (Comune, Provincia, Regione e Nazione in Italia) ed analogamente interessati a ottenere sostanzialmente la più precisa, puntuale, disinteressata e proficua amministrazione pubblica.
Tale palpabile e comprensibilissima percezione di turbolenza politica è fonte evidente di non poco malessere politico/sociale.
Coloro che non vanno a votare pensano, erroneamente a mio avviso, di trovare rimedio tirandosi fuori senza rendersi conto che cosi facendo vanno a favorire alla fine gli arrampicatori che fanno ressa intorno all'albero della cuccagna e di quelli che stano dietro le quinte a scapito di tanti altri autorevoli esponenti politici che, pure apparendo dentro lo stesso “fascio d'erba”, non si dimenano per il Bengodi ma sono sobbarcati nella difficile ricerca delle risposte da dare alle varie domande poste dall'intera società rappresentata e nell'altrettanta difficile mediazione degli interessi contrastanti interni ed esterni alla Nazione.
La baraonda che solitamente accompagna le frequenti campagne elettorali oltre a lasciare gli spettatori più frastornati che persuasi, non favorisce certamente la individuazione di quest'ultimi qualificati esponenti politici meritevoli di sostegno e di grande rispetto; ma volendo possono essere riconosciuti ugualmente tra coloro che non partecipano al coro dei battibecchi politici con la lingua appuntita ma compostamente con le orecchie tese e quando contrappongono, senza ripicca e senza frenesia, all'inconcludente astiosità, turpiloquio e vana gloria degli avversari il proprio comprensibile punto di vista o quello della forza politica di appartenenza sulle questioni dibattute.
Perciò, coloro che fiutano questo rischioso modo di competere sarà meglio che si tirino fuori dalla mischia evitando di apparire mescolati sui palchi e salotti vari di contrapposizione denigratoria e cerchino di rapportarsi con la gente direttamente, comprensibilmente e senza anatemi, per fare conoscere i propri rimedi ed al presente per cercare di soddisfare la necessità divenuta impellente di porre riparo ai tanti guasti anche economici che sta cagionando da anni il dilagare delle varie competizioni elettorali.
Dato per scontato che i personaggi di tale guisa si sono sostanzialmente calati in politica per tirare meritoriamente le castagne dal fuoco a beneficio di tutti gli aventi diritto a stare al desco e non soltanto di quelli della propria parte politica, mi sto aspettando da moltissimo tempo che almeno quelli di maggiore consenso rappresentativo battano un colpo; 1°, per fare aprire urgentemente la porta all'accorpamento delle varie elezioni in non più di tre tornate elettorali ogni cinque anni;
2°, per fare eleggere direttamente dal Popolo il Presidente del consiglio analogamente alla elezione dei rappresentati degli enti locali ( regione, provincia e comune);
3°, a fare approvare le leggi soltanto dalla Camera dei Deputati e a ridurre a metà il numero attuale dei suoi componenti;
4°, per fare introdurre almeno l'obbligo dello svolgimento delle “primarie” prima di qualsiasi candidatura elettorale;
5°, per rendere effettiva la incompatibilità tra incarichi di rappresentanza pubblica e altri incarichi di privata rappresentanza (chi assume funzioni pubbliche deve sospendere l'esecuzione di ogni altro incarico privato in modo effettivo e non apparente);
6°, a introdurre il divieto di cumulo degli incarichi e delle funzioni pubbliche ( chi svolge una funzione pubblica retribuita deve lasciare spazio libero ad altri per lo svolgimento di altre funzioni e incarichi pubblici ) ;
7°, a fare addestrare ed aggiornare periodicamente tutti i dipendenti pubblici spesso lasciati allo sbando;
8°, a fare subordinare, a istanza di parte, il ricorso a qualunque autorità giudicante contro gli atti della pubblica amministrazione e degli esercenti pubblici servizi a un preventivo riesame in sede amministrativa;
9°, a fare sanzionare in via amministrativa, in mancanza di colpa grave, anche il silenzio alle istanze dei cittadini da parte di tutti i responsabili del procedimento amministrativo/giudiziario operanti nella pubblica amministrazione e negli enti incaricati di pubblici servizi;
10°, a fare selezionare il personale operante nella pubblica amministrazione cui affidare incarichi di rappresentanza interna ed esterna secondo l'ordine di graduatoria di merito e non più per designazione a piacimento personale del designante;
11°, a fare considerare esplicitamente responsabile civile di eventuale risarcimento di danni ingiusti cagionati a chiunque, anche il collaudatore di opere pubbliche e chi ha omesso di farle collaudare;
12°, a fare cancellare d'iniziativa dell'ufficio o su semplice istanza di parte in carta semplice la iscrizione di fermi amministrativi protrattasi per oltre due anni presso il Pubblico Registro automobilistico in caso di inerzia nell'attività esecutiva dell'ente avente diritto alla riscossione del credito per il quale è stato iscritto il fermo;
13°, a introdurre una sanzione effettivamente dissuasiva in materia penale per il responsabile del segreto di ufficio ed il divulgatore di notizie riservate in osservanza del precetto costituzionale fissato nel comma 2 dell'art.11 della Costituzione che impone l'obbligo di informare riservatamente la persona accusata di reato dell'accusa elevata a suo carico;
14°, a fare imputare tutti i redditi familiari ai fini della determinazione del redditto assoggettabile ad alI' IRPEF non più al percettore ma a tutti i componenti del nucleo famigliare in rapporto di parentela in linea retta (nonni, genitori, e figli ), ripartendoli tra loro.
Mi fermo qui non perché manca altra carne pregiata da mettere a fuoco, ma perché sono dell'avviso che se vengono prese lestamente (senza trascurare l'attuazione appropriata del federalismo fiscale, scansando ovviamente il rischio di ricreare le miriadi “repubbliche del fisco” sapientemente neutralizzate dal compianto Ministro delle Finanze On.le Visentini e la “epocale” riforma della giustizia che non intacchi la sua autonomia ed indipendenza), queste minime ma efficaci iniziative di bonifica che considero indifferibili, si potrà ridare certezza e speranza soprattutto ai giovani, ai disoccupati e alle famiglie, che anche in campo politico italiano non mancano e non mancheranno esponenti politici autorevoli militanti nelle varie formazioni politiche non dediti a “fare le scarpe” agli avversari interni ed esterni come fanno tanti altri politicanti per mestiere, ma semplicemente impegnati onorevolmente a fare fronte convenientemente ai bisogni della collettività locale e nazionale; potrà essere pure appagata anche la sacrosanta pretesa di tutti coloro che preferiscono cercare il soddisfacimento delle loro necessità rivolgendosi direttamente ai pubblici uffici anziché genuflettersi dinanzi ai vari sensali di turno o ad andare a fare inconcludente baccano altrove.
Su questo terreno di cose concrete è più facile ed auspicabile che gli esponenti politici più in vista riescano a incanalare positivamente una riconciliazione politica nazionale per dare avvio a una rinnovata attività governativa realizzatrice, incastonando così una pietra miliare di grande significato politico, di tolleranza democratica (dignitosa comprensione reciproca e cooperazione ) e di solidarietà nell'odierna ricorrenza del 65° anniversario dell'avvento della Repubblica Italiana ( 2.06.1946 ) e del 150° anniversario dell'unità d'Italia.
Non è poca cosa! Sarebbe il modo migliore per festeggiare le due ricorrenze nazionali ma anche per dare contenuto sostanziale alla nostra doverosa e deferente gratitudine verso gli eroici ed insigni autori delle nostra identità nazionale e delle nostra democrazia repubblicana.
Meglio tardi che mai!
2.06.2011.
Giuseppe Romeo