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           Febbraio 2007

Un'opinione sui DICO, il disegno di legge
Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi -
di Giuseppe Romeo

 

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Un’opinione sui DICO,
il disegno di legge
Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi
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Io dico che il Governo dimissionario e la intera Sinistra non stava rendendo un buon servizio alle vere comunioni di fatto “pacs” con i “Dico” ma sicuramente utile a quelle fasulle, cioè, a quelle messe in piedi per convenienza economica e non per consapevole scelta di vita o di piacere occasionale o permanente.

Per la verità su questo argomento, che non considero spinoso ma reale, anche perchè alcuni Paesi della Comunità Europea hanno voluto dare diritto di asilo nella codificazione, volevo sorvolare lasciandolo alla mercè del notorio putiferio politico che gli autori in campo alimentano da molto tempo in un esercitazione concitata del potere pubblico oramai divenuta teatrale, con caduta libera dell’autorevolezza della politica e del suo tanto variegato, quanto fluttuante apparato.

Per questo non consolante scenario voglio spendere anche io qualche considerazione o proposta in merito, chiamato in causa come cittadino e “battitore libero” senza prole e che sa riconoscere bene i suoi diritti e i suoi doveri nei confronti di chicchessia, in ovvie condizioni di reciproco rispetto, nell’intrattenere rapporti temporanei o duraturi di concorde convivenza o vicinanza con qualunque persona fisica indipendentemente dal suo sesso, senza alcun bisogno di rivendicarne la regolamentazione a spese della Collettività Nazionale.

Mi sto domandando dunque da qualche tempo quale è la vera ragione che spinge tanto affannosamente il Centro Sinistra a dare pubblico riconoscimento alle scelte personali dei soggetti conviventi che non hanno nulla a vedere con la scelta matrimoniale giustamente tutelata dal nostro ordinamento giuridico/costituzionale perchè finalizzata alla procreazione ed al mantenimento della specie, cioè della perpetuazione della vita e non perchè viene stigmatizzato e propugnato meritoriamente dal Cardinale Ruini e dall’intera Chiesa Cattolica.; il matrimonio tra maschio e femmina è un autentico valore; le comunioni invece sono un piacere o una convenienza a seconda dei personali punti di vista, convergente o meno, di ciascun convivente.

Le Comunione di fatto, siano di natura omosessuale che eterosessuale devono, a mio modesto avviso, essere considerate affari privati, come realmente sono, qualunque sia lo scopo perseguito dei soggetti conviventi, purché sia lecito, discendendo dal principio della libertà ed autonomia negoziale di ogni soggetto privato consacrato nel nostro ordinamento giuridico/costituzionale; perciò possono trovare adeguata tutela con l’attuale legislazione senza distrarre il Legislatore da altri e più impegnativi compiti istituzionali; tentare di omologarlo, anche in modo surrettizio, al matrimonio tra maschio e femmina è davvero aberrante.

Sorprende tanto che tra gli alfieri di siffatta legalizzazione vi siano pure gli amici socialisti e radicali che hanno sempre propugnato, non sempre a torto, l’estremizzazione della libertà individuale ma che per questa annosa vicenda si siano schierati a favore di chi vuole codificarla, incuranti di introdurre seppure in parte, elementi di calcolo e di convenienza economica che notoriamente sono alla base delle crisi in atto del vincolo matrimoniale.

Farebbero bene, pertanto gli assertori convinti della libertà individuale, prendere il largo da tale impostazione vincolistica della questione e propugnare invece l’istituzione di appositi patronati presso le loro sedi o meglio, presso ogni Municipio preordinati a dare civica consulenza legale alle eventuali problematiche emergenti tra le parti conviventi non benestanti (quelli benestanti sanno bene come sbrigarsela), tenendole cosi a riparo dalle inconcludenti speculazioni elettorali in cui vengono sballottate da diverso tempo.
Chi va soltanto e comunque a caccia di voti non usa la nobile arma della politica ma quella più congeniale e subdola del politicante; in campo politico, purtroppo, da diverso tempo si odono copiosi spari assordanti che stanno frammentando sempre di più il consenso elettorale, a scapito della puntuale ed appropriata governabilità dell’intero Paese.

Molti si aspettano, come me stesso, che i tanti politici patentati ancora in campo si mettano assieme ad un tavolo al più presto possibile, indipendentemente dalle loro collocazioni di partito, come hanno saputo fare i nostri padri costituenti, per porre fine alla defaticante tiritera in cui sembra invischiata da tanto tempo la politica per darle un sbocco autorevole affrancandola finalmente dal permanente ricatto dei cespugli di turno.

Giuseppe Romeo


* Avvocato del Foro di Milano
Patrocinante in Cassazione –
e mail pepesommer@tiscali.it