Giugno 2010
L'OPINIONE OPINABILE -
di Gianpiero Dèlmati
L’opinione opinabile –
Dignità è l’essere conscio del proprio valore sul piano morale
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C’è, a mio parere, una “parolina”, un vocabolo del quale mi sembra di ravvisare una latitanza rimarchevole: dignità (dignìtas).Ora, passi per il vocabolo che forse è foneticamente in disuso… ma l’etimologia e la semantica del medesimo, mi sembrano oggettivamente inespresse. Dignità è l’essere conscio del proprio valore sul piano morale. Oggigiorno non mi sembra di recepire, in modo quantitativo, tale accezione. Trovo poca dignità nei media, negli esponenti pubblici, politici, religiosi e via dicendo. Il piano morale non è una figura geometrica né un planning, è uno stato coscienziale di cui esserne consapevoli, e nel tradurre tale stato in un modo di condursi dell’individuo rispetto a chi lo osserva, o si trova in rapporto con lui; e ancora, il complesso coerente d’atteggiamenti che il soggetto assume in reazione a determinati stimoli, o l’attività globale di un soggetto considerata nelle sue manifestazioni oggettive. Vieppiù, il modo in cui una persona si atteggia o si comporta in presenza o in rapporto agli altri, e in una condotta adeguata verso gli altri. Soprattutto, avere dignità della propria missione, specialmente se pubblica. Con ciò non voglio annunciare che a livello personale il non attuarla possa essere scusabile. Amministrare, governare, dirigere, comandare… necessitano di dignìtas. Viviamo in un’epoca dove tale valore è poco riscontrabile: l’uomo d’oggi, forse, non è conscio del proprio valore sul piano morale; per esserlo, bisogna sentirlo dentro…possederlo. Oggi vale preminentemente l’antico detto”pecunia non olet”, anche se di antico non ha più nulla, anzi, è così attuale che, giornalmente, è in prima pagina! E’ scontato: se la vergogna è latitante non sussiste dignità e nemmeno contegno, tanto più un comportamento adeguato. Purtroppo, tutto questo è riscontrabile quotidianamente sulle pagine dei giornali; la mia opinione, opinabile, rimarca questa deficienza sociale. Credo di non sbagliarmi se affermo che una società che non cammina basandosi su pilastri robusti, con base dignìtas, non può costruire nessun futuro, quantomeno solido, per le generazioni a venire.
Gianpiero Délmati
Giugno 2010