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L’olivicoltura da mensa e da olio in Oltrepo Pavese


"Olea omnium plantarum prima"

(L'olivo E'la prima fra tutte le piante)
Columella - De Re Rustica.

Lo studio sulla possibilità di messa a dimora dell’ulivo in Oltrepo Pavese è stato effettuato su dieci cultivar estrapolate da oltre 30 varietà già conosciute e descritte dal centro di studio e ricerca di Rende (Cosenza).
Le cultivar scelte sono a duplice attitudine, cioè da mensa e da olio;
Oggi, dopo dodici anni, sono venute alla luce, per lo sviluppo di nicchia in Oltrepo Pavese, le cv. “carolea”, cv. "nocellara etnea” e “nocellara messinese" che sono piante resistenti al freddo e alla siccità, per cui, si ha un quadro di informazioni e valutazioni sugli aspetti agronomici e merciologici.
Sotto il profilo agronomico, se dovessimo considerare indigene le piante trovate sul territorio dell'oltrepo pavese, tra cui alcune risalenti a centinaia di anni fa, di varietà “taggiasca”, “leccino” o “frantoio”, cadremmo in un grave errore, poiché non c’è mai stato uno sviluppo da considerasi significativo per la produzione di olive e olio (una eccezione non è certo la regola).
Diversamente le piante alloctone, cioè indrodotte dallo scrivente (cv,carolea, cv.nocellara etnea,cv nocellara messinese,cv,grossa di “cassano”,cv “manzanilla”, cv. “liques”) sono il risultato positivo di una lunga e studiata sperimentazione varietale, sia dal punto di vista della produzione media, calcolata su piante già arrivate al decimo annodi circa il 30 – 45 kg per pianta; sia come produzione in olio pari al 20-21%.
I dati della ricerca sono stati presi in tutto il territorio olivetato, il massimo è stato dato dai miei “sponsor” agricoltori e imprenditori agricoli Sig/ri Pastore Mario e Carlino.
Le prime piante alloctone che hanno colonizzato l'Oltrepo Pavese, oggi hanno 12 anni e sono vegete e producono e vivono come orfanelli senza nessuna cura tecnica e di concimazione.
Alla frazione Nebbiolo di Torrazza Coste, su terreno del Prof. Antonioli sono state messe a dimora 5 (Cinque ) piantine delle cv.Carolea, Nocellara Etnea e poi altre 10 della cv.Cassanese Tonda.
Le prime sono state piantate nel 1999, che vivono, vegetano e producono in abbondanza.
Correva l'anno 2000-2001, quando il collega perito agrario Girani ha iniziato una sua prova sperimentale con le varietà Leccino, Frantoio, taggiasca cioè quelle già esistenti sul territorio, e poi due varietà alloctone ed altre.
La scelta del sito, un terreno marginale, esposto a Sud, riparato dai venti gelidi provenienti da Nord è una vera nicchia protetta, ma, altri, non hanno la medesima fortuna, senza alcuna conoscenza tecnica olivicola, hanno piante con foglie imbrunite e seccumi, ciò dimostra, che la posizione e la scelta del sito è primaria, come ha dimostrato il Per Agrario Girani nei terreni calanchivi di Torrazza Coste.
Le varietà trovate sul territorio non hanno possibilità di colonizzare l'Oltrepo Pavese, per tanti fattori geo-ambientali, per l’impollinazione e per la maturazione delle olive che arrivano troppo in ritardo per questa zona climatica ad eccezione della nicchia Girani, dove tutto è possibile, anche aspettando fine novembre, inizio dicembre per attendere la maturazione biologica delle drupe (olive).
I dati raccolti, sulle dieci varietà messe a coltura sul teritorio dell'Oltrepo Pavese, devono restare segreti, tuttavia qulcosa, qualche accenno sono autorizzato a pubblicizzarlo.
La cultivar Carolea è prima in assoluto, con resistenza al freddo sino a meno 15 gradi, impollinazione a fine maggio - principio di giugno, maturazione biologica del frutto entro il 16-20 ottobre.
Tutte le altre varietà prese in osservazione sono scendenti rispetto alla resistenza al freddo.
Le altre cultivar sono di seguito elencate :

La cv. Cassanese tonda ha maturazione intorno al 10 novembre;
La cv. Frantoio " " " " 20 novembre;
La cv. Leccino " " “ " 10 novembre
La cv. Noc.Etnea " " “ “ 20 ottobre.

Questi sono i dati in mio possesso del calendario di raccolta nel territorio dell'oltrepo pavese.
Potrei dire qualcosa sull’impollinazione e sullo sviluppo dei frutti (olive), mettendo in evidenza che, dopo l'impollinazione, i frutti che legano prima restano in competizione con quelli legati dopo, per cui, i più deboli soccombono.
Sarebbe importante fare una relazione solo per l'assimilazione, ma non è questa la sede più logica, in attesa di un vero e proprio convegno tecnico, espongo i fattori che interagiscono, cioè: il potenziale genetico della pianta e l'interazione che l'ambiente esercita tra clima, terreno e tecniche colturali.
E' superfluo che io stia quì a relazionare su ogni anno climatico passato inerente alla storia della sperimentazione varietali delle cultivar messe a registro, importante è sapere che tutte le prove sono state superate con voto ottimo in dodici anni, cioè dal 1996 al 2008.
Anche le fasi fenologiche sono state scritte sul mio “libretto di campagna” e posso assicurare che differiscono di uno o due giorni, variano di anno in anno in base all'andamento climatico e alcune volte sono state in anticipo anche ad esperimenti paralleli eseguiti in meridione (Calabria).
Questa relazione è indirizzata principalmente a tutti coloro che hanno volontà di costituire un impianto razionale, tecnicamente avanzato, e produttivo.
Inoltre ne prenderanno atto i Periti Agrari e gli Agronomi che dovrebbero farsi conoscere per reclamare il loro diritto al lavoro, quindi, ne prenderanno atto le istituzioni Provinciali e Regionali.
Conoscendo le basi fisiologiche della produzione, diventa semplice applicare le tecniche colturali.
I tecnici dell'agricoltura conoscono la diffusa autosterilità delle cultivar più conosciute perchè largamente coltivate e quidi è necessario conoscere gli impollinatori.
La conoscenza che si fa con la pianta di olivo, comporta un approfondimento dello studio dell’ assimilazione, poichè, se scarseggiano gli assimilati non abbiamo l'evolversi di tutti i principali processi a cui la produzione è collegata.
Si deve garantire un ampia superficie fogliare sana e ben disposta, allo scopo di ricevere buoni livelli di intensità di energia radiante, in quanto, l'illuminazione è uno dei fattori ambientali più importanti.
Il centro motore dell'assimilazione è la fotosintesi che muove la vita delle piante.
Quindi, l'assimilazione esige valori ottimali di temperatura e di H20 (acqua), se essa non è sufficiente si hanno riduzioni del metabolismo e anche degenerazioni cellulari causa di malattie.
La temperatura ottimale per la fotosintesi è tra 25-e 26 gradi c, a temperatura inferiore si ha una graduale attenuazione dell'assimilazione mentre a temperature alte la flessione è rapida.
Le basse temperature, al di sotto dei 4 gradi centigradi si ha un arresto dello stato vegetativo, invece alcune varietà, come la cv.Carolea e altre, sono resistenti al freddo e anche alla siccità, grazie a un enzima che agisce sulla mobilitazione dell'amido per mantenere alto il livello dei carboidrati.
Un tecnico agrario, quando è chiamato per progettare un impianto di oliveto, si carica di responsabilità ed inizia lo studio di fattibilità.
Lo studio di un territorio quasi sempre inizia guardando le carte tematiche poi la giacitura del terreno, l'esposizione, la geologia dei suoli, le analisi, la sistemazione dei terreni e lo scorrimento delle acque piovane, poi si pensa al sesto d'impianto, e poi le cultivar che possono colonizzare il posto.
Le analisi chimiche, oltre K.F.Calcio, micro elementi, ci segnalano le particelle di sostanza organica e il PH del terreno.
Il PH del terreno è determinante per lo studio della concimazione di fondo e se necessario per la correzione e la somministrazione di terricciato specifico onde evitare il rischio della salinità oppure dell'acidità. (correzione del suolo agrario con ammendanti e correttivi).
L'olivo è una Specie di media tolleranza allo stress osmosalino a livello dell'apparato radicale, poichè ha un meccanismo di esclusione che previene il trasporto di ioni “Na4” e “Cl” verso le parti aeree. Quando la salinita aumenta, cioè PH superiore a 8.5 la salinità del terreno induce a modificazioni degli scambi gassosi e modifica il passaggio idrico nelle foglie e quindi riduce il potenziale osmotico determinando l'accumulo di ioni “Na4” e “Cl” all'interno dei tessuti della pianta, dove avvengono alterazioni morfologiche, anatomiche e fisiologiche.
Non è tanto semplice istruire un tecnico in questa specializzazione e non è nemmeno facile dire: << Sì, la mia olivicoltura mi ha consentito di produrre olio>> perchè, se le operazione di raccolta si fanno in anticipo, non si raggiunge la maturità biologica delle drupe e quindi l'olio non ha le caratteristiche volute e ogni anno è diverso dal precedente.
L'olivicoltore oculato e pratico, controlla sempre il suo oliveto, e se dovesse notare lentezza di crescita e di sviluppo dei vari organi nonchè foglie imbrunite e necrosi, oltre alle cause del freddo, bisogna indagare sulla possibilità di trovarci di fronte allo stress osmosalino.
Credo fermamente che l'olivicoltura da mensa e da olio che sta colonizzando l'Oltrepo Pavese con le varietà innovative già descritte avrà un futuro e non sarà fine a se stessa.
Questa è la mia veduta lungimirante del territorio di alta collina e di quello pedemontano, perchè l’olivo stesso, stimolerà gli agricoltori a fare impianti tecnicamente avanzati, stimolerà i periti agrari e dott.agrari a riprendersi il ruolo professionale che le associazioni degli agricoltori hanno sottratto per non fare capire agli imprenditori piccoli e medi che esiste anche un’economia non industriale che può reggere la crisi economica del nostro paese;
Essa deve essere solo attivata con veri professionisti e tanta scuola tecnica, pratica e universitaria.
E' importante, che i comuni prendano in mano il destino del loro territorio e dell’ economia agraria e che il mercato locale faccia uso di prodotti ivi coltivati o allevati.
L'olivo (pianta) non è fine a se stessa, nel momento in cui faremo salotto, risponderò se qusta frase vi lascia da pensare.
L'oliva (drupa) vi farà pensare all'olio, ma, quale olio?
Se avete qualche dubbio chiedete e vi sarà data risposta o un indirizzo per saperne di più.
Ho iniziato quasta relazione con una frase del filosofo Columella e finirò con un suo monito : << I popoli che abbandonano la terra sono destinati alla decadenza.>>

Per. Agr. Saturnino Servidio

 

 

 

 

 

 

                                                                  

 Relazione : "L'olivicoltura da mensa e da olio in Oltrepo Pavese" di Saturnino Servidio

a cura di Maria Richichi