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          Aprile 2005

  L'opinione Opinabile

In Europa sì, ma siamo sempre italiani.

           di Gianpiero Dèlmati

 

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L’opinione Opinabile

In Europa sì, ma siamo sempre italiani.


 

Europa, un gran sogno che ha lontane origini. Dopo l’impero romano che, in un certo modo “univa” i vari Paesi, la storia ci ha consegnato molteplici vicende che hanno coinvolto l’Europa ma che, fino al secolo scorso, sono state foriere di suddivisioni, guerre, regni e imperi, coloniali e non…Anche Napoleone sognava un’Europa unita… alla francese però. Ebbene, oggi che siamo nel contesto europeo e che facciamo parte di un’Europa economica unita dalla stessa moneta, oggi, siamo ancora italiani. E’ con rammarico che mi accingo a scrivere quest’opinione, poiché i fatti che succedono nel nostro Paese, a mio parere, non sono da qualificarsi europei.
Ci vantiamo molto e tanto della nostra cultura mediterranea, delle arti italiane, del Rinascimento,
dei nostri poeti, del nostro made in Italy e quant’altro mai possiamo aggiungere… ma l’espressione sociale, il modus vivendi, la mentalità, il comportamento sociale, etico, morale, dove sta?
Forse negli stadi?espressione, se pur minoritaria, di barbarie, di bullismo, d’inciviltà… comunque di non vivere lo sport, il calcio in particolare, per ciò che è “corpore sano in mens sana”, invece mi par di riscontrare: “mens captus”, poiché non mi sembrano tanto sane le menti che agiscono sugli spalti degli stadi, tantomeno ingiustificate le azioni che si riscontrano.
Ma come, Italiani europei, come si può tendere ad essere cittadini Ue con queste credenziali. Certo, qualcuno può obiettare: ma anche in altri Paesi d’Europa succedono cose simili… Sicuramente. Ma questo non ci dà il diritto di equipararci, sarebbe come affermare che: siccome quello ruba, rubo anch’io, sottovalutando che l’essenza delle due cose è essere ladro, comunque! No, penso che non ci siamo, non abbiamo le credenziali a posto; per credenziali intendo quelle morali ed etiche, quelle, ad esempio, che ci classificano nei Paesi con un alto tasso di corruzione, di comportamento sociale poco ortodosso, di un popolo che ha perso i propri valori, con pochi ideali che, se esistono, sono confusi, indefiniti, oppure creati su misura,
fatti per l’egoismo, proiettati al dio denaro, e il dio denaro vuole sacrifici, “sacrifici umani”.
L’essere umano, ré del regno animale, forse non ne è sovrano, almeno, non ancora. Personalmente auspico che lo diventi, presto.

 

 

 

Gianpiero Dèlmati