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LA FAVOLA PIU' BELLA :

Maradona-Napoli / Napoli-Maradona

 

Era il 4 luglio 1984 quando Maradona si presentò ai Napoletani in uno stadio "San Paolo" gremito all'inverosimile.

   Novantamila "innamorati" pagarono un simbolico biglietto di 1000 lire solo per poter vedere da vicino il Fenomeno

di cui tanto avevano sentito parlare, ma di cui non sapevano poi tanto.Le pay tv non esistevano ancora e la                             

Mario Fortunato

conseguente globalizzazione del calcio era lontana anni luce.                         

Si viveva di sogni e di pure emozioni durante la settimana così come alla domenica allorchè ci si attaccava alla radiolina e si aspettavano i gol per poterli aggiornare sulla "rosa".

   In quell'afoso giorno di luglio Diego arrivò allo stadio. Salì la scaletta che conduceva al campo, e giunto al centro della scena salutò: "Buonasera Napolitani, sono felice di essere con voi. Forza Napoli!". Si staccò da quel microfono che per lui era pesante come un blocco di granito e iniziò a palleggiare con un pallone che dava l'impressione di essere una bolla di sapone spinta in alto da leggerissimi aliti di vento. Fece sedici palleggi (proprio sedici) e infine calciò un tiro con l'effetto. I Napoletani se ne innamorarono subito e lo abbracciarono, idealmente, in un tripudio di canti e colori.

   El Pibe regalò ai tifosi e agli amanti del calcio in generale sette anni di divertimento e di giocate che qualche volta andavano contro le comuni leggi della fisica; ma non solo. Donò a Napoli e ai Napoletani quel riscatto sociale che da tempo desideravano: accorciando distanze che fino a poco tempo prima sembravano irraggiungibili.

   Gli squadroni del Nord non facevano più così paura. La sudditanza psicologica e i complessi di inferiorità furono chiusi a chiave in un cassetto per lasciar posto a grandi imprese che verranno ricordate per sempre come le più belle della storia del club partenopeo.

   Il 10 maggio 1987 Maradona e i compagni di squadra, al termine di una stupenda cavalcata, realizzarono il sogno più desiderato: il primo scudetto. Ma Napoli non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di essere tricolore, che il generoso Diego conquistò anche la coppa Italia facendo così un'accoppiata che prima d'allora era riuscita solo a Juve e Toro. L'intera città era ubriaca di gioia. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quei giorni fantastici che sembravano destinati a durare per sempre.

   Maradona pareva l'abitante di un pianeta lontano piovuto sulla Terra chissà come. Anche se i tifosi lo osannavano e lo amavano il "pelusa", forse insoddisfatto, o alla ricerca di chissà quali letali emozioni, frequentava cattive compagnie e in quanto, essere umano, sbagliava. La droga, problema noto che lo accompagnava dai tempi di Barcellona, lo stava pian piano annientando. Anche se gli amici hanno cercato di tendergli una mano per aiutarlo, purtroppo non è bastato. Tanto...il goleador bastava che riuscisse a giocare, e, per le prove antidoping, non c'era alcun problema: un'altra persona avrebbe urinato al posto suo.

   Tutto è stato possibile affinchè il carrozzone non fosse fermato, o, come dicono gli americani:"the show must go on". E lo spettacolo è, puntualmente, continuato.

   Nonostante i contrasti tra Maradona e il Presidente Ferlaino fossero all'ordine del giorno e la spaccatura tra spogliatoio e l'allenatore Bianchi ormai totale,la squadra scrisse la favola più bella: la conquista della Coppa Uefa, allora prestigioso traguardo, oggi classificabile come competizione di serie b.

   Gli azzurri erano un rullo compressore che schiacciava chiunque osasse pararsi sulla loro strada. Tra le vittime illustri: il Bordeaux del grande Tiganà, la Juventus detentrice del trofeo e il Bayern Monaco.  La finale di andata, disputatasi in un San Paolo esaurito si mise subito male poichè Maurizio Gaudino, napoletano di Frattaminore ma in forza ai tedeschi dello Stoccarda, piegò le mani di Giuliani con un missile da fuori area e gelò gli 80.000 accorsi allo stadio. Ma dall'altra parte c'era pur sempre Maradona che infatti ne inventò una delle solite sue, procurandosi un rigore, magistralmente trasformato in goal. Nei minuti finali Careca segnò il definitivo 2-1.

   La notte del 17 maggio 1989 Diego e compagni andarono in Germania a scrivere la storia del calcio napoletano conquistando il primo trofeo continentale del club.

   Ma alla fine della stagione scoppiò l'ennesima polemica. Maradona infatti era deciso a lasciare Napoli per il Marsiglia di Tapie.

Dopo lunghe discussioni, Diego, decise di tornare in Italia a campionato già iniziato anche se i rapporti con i vertici societari erano definitivamente compromessi. Ma l'amore tra la città e il suo campione no,quello non poteva finire.

   Come una donna innamorata, Napoli, decise di perdonare le "scappatelle" del suo amato; e, mano nella mano, iniziarono a correre sempre più veloce e sempre più in alto fino a raggiungere e poi superare, il 22 aprile, il Milan di Sacchi che veniva sconfitto nella fatal Verona mentre Maradona, sempre lui, trascinava i compagni in quel di Bologna con un perentorio 4-2.

   Il 29 aprile del 1990 è la data storica del secondo scudetto. La partita con la Lazio fu una formalità: novanta minuti di attesa per gioire di nuovo.

Pochi mesi dopo, sempre in Italia, El Pibe sfiorò una nuova impresa. Infatti perse a Roma contro la Germania la finale del Campionato del Mondo a causa di un contestatissimo rigore realizzato dall'interista Brehme. Del dopo partita si ricorda un Maradona in lacrime che ritira la medaglia da piazzato mentre lo stadio Olimpico lo riempie di fischi.

Ma non c'era il tempo di fermarsi; incombeva la nuova stagione e il Napoli doveva prepararsi al meglio per la competizione alla Coppa dei Campioni oltre che al campionato.

   Se nell'87 l'avventura degli azzurri, nella più prestigiosa competizione europea, si fermò al primo turno al cospetto del grande Real Madrid di Butragueno, non andò tanto meglio nel '90 quando la squadra di Bigon incappò nello Spartak Mosca.

   In quella serata gelida Maradona si accomodò in panchina. Stanco e provato era riuscito a raggiungere la squadra in ritiro solo in un secondo momento, con un aereo privato, perchè non riusciva ad alzarsi dal letto a causa della droga.

L'esperienza partenopea di quel piccolo argentino-napoletano che incantava le platee di tutta Italia ed Europa, che riusciva a palleggiare con qualsiasi cosa avesse la vaga somiglianza con un pallone (limoni, arance, palle da tennis e da golf) si stava per concludere.

   Il 17 marzo 1991 Maradona risultò positivo ad un controllo antidoping al termine dell'incontro col Bari ma, in attesa delle controanalisi, potè giocare la domenica successiva in quella che sarebbe stata la sua ultima gara con la maglia del Napoli.

   Il 24 marzo gli azzurri persero a Marassi contro la Samp per 4-1 e Diego segnò la sua ultima rete italiana.

   Quattro giorni più tardi le controanalisi confermarono ciò che tutti sapevano: tracce di cocaina nelle urine di Maradona.

   Si aprì la pagina più brutta della storia di questo eterno campione.

   Come sembrava lontano quel giorno di luglio dell'84! Sfocati i ricordi delle serate al "Chachacha" nel periodo del primo scudetto con Ferrara, Renica, Carnevale e Giordano; oppure quelle alla "Stangata" nell'anno della Coppa Uefa.

   Il sogno stava svanendo. Diego avrebbe pagato a caro prezzo i suoi errori e la vita fatta di eccessi, di festini e di cocaina.

   Nella notte tra sabato santo e Pasqua ci fu l'epilogo più brutto. Un Maradona ormai vecchio e triste radunò i pochi amici veri nella casa di via Scipione Capece per l'ultimo saluto e poi fuggì come un criminale qualsiasi. Quella volta l'amore di Napoli, tuttora immutato, non potè niente: i Napoletani avevano perso per sempre il loro Re. 

 

Gennaio 2005

LA FAVOLA PIU' BELLA : Maradona-Napoli / Napoli-Maradona

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Mario Fortunato