Maggio 2005
IPPOTERAPIA nella attività educative
Autore: Antonella Loffreda
Dottore in scienze dell'educazione - Castelliri - Frosinone
La Dottoressa Antonella Loffreda
IPPOTERAPIA NELLE ATTIVITA' EDUCATIVE
Autore: A. Loffreda - Dottore in Scienze dell'Educazione-
Castelliri - Frosinone
Premessa.
Il cavallo viene utilizzato fin dall’antichità: infatti già nel
II secolo a. C., l’equitazione veniva consigliata per risolvere problemi d’insonnia,
come cura dell’epilessia e come trattamento riabilitativo in diversi casi di
paralisi. E’ solo dopo la prima Guerra Mondiale che l’ippoterapia viene riconosciuta
ufficialmente dalla scienza medica. Attualmente essa è praticata in molte
parti del mondo; in Italia viene attuata secondo un approccio globale che pone
le sue basi sull’interrelazione tra la persona, il cavallo ed il terapista.
L’ippoterapia è un complesso di tecniche educative la quale permette
di superare i danni sensoriali, cognitivi e comportamentali attraverso un’attività
ludico-sportiva che si svolge a cavallo. Essa va inserita all’interno di un
progetto riabilitativo generale.
Considerata, a volte erroneamente, soltanto un momento ricreativo per il portatore
di handicap, proprio perché coinvolge il soggetto globalmente, nella
sua unità di corpo e psiche, l’ippoterapia è indicata nel trattamento
di diverse e numerose patologie: difficoltà cliniche (disabilità
neuromotorie, intellettive, psichiche) e sociali.
La particolare andatura del cavallo oltre a rinforzare e a migliorare la tonicità
della muscolatura, rievoca la cadenza umana con grane beneficio per chi non
è in grado di camminare.
La posizione assunta dal cavaliere in sella migliora l’allineamento capo-tronco-bacino
e l’equilibrio stimolando, in specifiche patologie, il rilassamento degli arti
oltre a favorire la scioltezza e la coordinazione dei movimenti migliorando
i tempi d’attenzione e di reazione.
Il contatto con un animale stimola una serie d’attività intellettive
come: concentrazione, memoria, stabilità emotiva, tranquillità
e fermezza di carattere; proprio attraverso la scoperta e lo stimolo di tali
doti il bambino, ad esempio, riesce a migliorare il rapporto con se stesso e
con gli altri acquistando maggiore autonomia.
Il soggetto, attraverso un costante rapportarsi all’animale, non solo acquisisce
coscienza di se stesso ma si appropria anche del proprio schema corporeo.
Le principali cause degli effetti terapeutici sono riconducibili ad alcuni elementi:
• Legame uomo-aniamle: il contatto corporeo ed il rapporto che s’instaura con il cavallo sono importanti canali attraverso cui il soggetto acquisisce controllo e fiducia in sé;
• Esercizio fisico: quest’attività coinvolge diversi muscoli e sollecita più sensi (stimoli sensoriali ed affettivi);
• Andatura con movimento tridimensionale: le ondulazioni provocate dal movimento tridimensionale durante la marcia del cavallo stimolano la coordinazione motoria del soggetto;
• Equilibrio: il movimento del cavallo, determinando continui spostamenti del baricentro, stimola il senso di equilibrio.
Ippoterapia
– Perché?
Oggi la pratica dell’ippoterapia è diffusa e conosciuta, anche se ancora
non è ufficialmente annoverata tra le terapie riconosciute. Le ragioni
che portano il soggetto, con difficoltà cliniche e sociali, in maneggio
sono diversissime (anche se ognuna di esse trova la propria genesi più
nelle storie familiari che nella storia personale); spesso, infatti i genitori
arrivano in maneggio rassegnati e senza grosse aspettative, in seguito però,
con la comparsa dei primi risultati, inaspettati quanto incoraggianti, migliora
l’umore e spesso torna anche il sorriso.
L’ippoterapia è un insieme di attività praticate con il cavallo
ed eseguite con uno scopo terapeutico di vari livelli; essa mira allo sviluppo
psicofisico globale della persona la quale la utilizza per migliorare la sua
autonomia, la sua integrazione sociale, le sue potenzialità muscolari
e motorie ed, inoltre, per stimolare le sue qualità intellettive (memoria,
attenzione e concentrazione). Sviluppa, inoltre, qualità sociali quali
la stabilità emotiva, la capacità di stabilire una relazione positiva
con il cavallo e con gli altri, consentendo così al bambino di raggiungere
un comportamento adeguato.
Il cavallo ha delle peculiarità fondamentali di carattere e fisicità:
animali da branco, docile e tollerante, facile ad essere addestrato, tutta via
non accetta gesti e comportamenti strani, inusuali ed incoerenti, e non viene
a compromessi con i cavalieri; fisicamente si presente come grande, forte e
potente, caldo e morbido allo stesso tempo.
Questa pratica è, in realtà, una tecnica passiva in cui il soggetto
trae beneficio dai movimenti sinusoidali del cavallo e dal contatto con l’animale
il quale, però, viene diretto dal terapista stimolando il soggetto a
livello tattile, acustico, visivo ed olfattivo.
Quali sono i risultati che si perseguono, e come si adatta l’utilizzo dell’arte
equestre a queste persone con difficoltà, ad esempio, di movimento o
scarse capacità di comprensione? Il fine primo è donare momenti
di ben-essere.
L’approccio metodologico, deve sempre proporre una metodologia caratterizzata
dalla comprensione, dal rispetto, ma anche e soprattutto dal piacere e dalla
gioia di vivere.
Durante le sedute di ippoterapia, le funzioni mentali si allargano, gli atteggiamenti
ed il comportamento migliorano, in quanto supportati dall’intermediazione del
ben-essere avvertito e vissuto nel corpo; allo stesso modo, le azioni rivolte
esclusivamente al versante motorio, esplicano benefici effetti sulle funzioni
intellettive, sul pensiero logico, sulle emozioni, sulla coscienza di sé
e della interrelazione e sulla comprensione dell’ambiente circostante.
Ippoterapia
– Con Chi?
Chi è lo specialista che può e sa proporre questo tipo di attività
o addirittura proporre questa terapia, la quale prevede l’uso di uno strumento
così particolare come il cavallo? La figura maggiormente adatta ad essere
un operatore di ippoterapia è sicuramente lo psicomotricista, una figura
polivalente il quale utilizza anche conoscenze di altre discipline, sebbene
la competenza emergente è la capacità di relazionarsi in diade
o in triade, divenendo a volte intermediario della comunicazione.
Lo psicomotricista, è per sua specifica formazione, lo specialista della
relazione, il ricevente, il testimone, il decodificatore della comunicazione
non verbale; operando in ippoterapia deve avere una serie di competenze e largo
spettro che comprendono la conoscenza di:
- Equitazione: è un buon cavaliere in grado di condurre il cavallo al passo, al trotto e al galoppo, conoscere le tecniche di passaggio da un’andatura all’altra; è in grado di condurre il cavallo da terra sia con la gestualità sia con la voce; è esperto nel girare il cavallo alla corda in modo tale da poter scegliere se mantenere la completa gestione del cavallo oppure lasciare al cavaliere la conduzione dello stesso.
- Ippologia: il cavallo non è una macchina ma è un essere vivente con un proprio carattere, un proprio temperamento, fatto di ricordi, fa associazioni mentali legate ai ricordi, nutre simpatie ed antipatie sia verso gli altri cavalli sia verso le persone; ha, inoltre, un suo linguaggio con il quale comunica gioia, curiosità, noia, stanchezza, rabbia, preoccupazione, paura, dolore; la capacità di comprendere ed utilizzare il linguaggio del cavallo consente all’operatore di prevedere le reazioni, scegliere l’animale adatto alla patologia che sta trattando.
- Psicologia: lo psicomotricista che lavora in maneggio conosce le basi e i fondamenti dello sviluppo della norma.
- Fisioterapia: l’effetto terapeutico sottende sempre l’utilizzo e la canalizzazione di tutte le stimolazioni; con l’attività a cavallo, infatti, vengono sollecitate le risposte involontarie ed automatiche le quali vengono utilizzate in modo funzionale tale che, sia l’impiego neuro motorio sia l’utilizzo delle masse muscolari, sia bilanciato e compensativo del deficit.
Nonostante
possieda le conoscenze descritte, l’operatore di ippoterapia non è un
tuttologo e non è neppure uno specialista in alcune delle discipline
nominate.
La cosa fondamentale è che nell’intervento dell’operatore della psicomotricità,
egli consideri la persona nella sua interezza e globalità: che sappia
riconoscere ad ognuno il diritto di evolvere secondo i propri tempi e con le
proprie modalità, perché ogni processo terapeutico è tanto
più riabilitativo quanto più l’utente ne è protagonista;
ciò sviluppa una vera riabilitazione, ovvero riabilitazione, educazione
ed integrazione.
Un tale approccio avrà un impatto importante sulla considerazione di
sé della persona, rendendo possibile il miglioramento dell’autostima
e, quindi, una relazione, con il mondo, più intensa e connotata dalla
reciprocità.
Che l’operatore sia cosciente di sé, dei suoi limiti e delle sue competenze,
che sappia essere congruente senza perdere professionalità, che sia capace
di empatia senza farsi prendere dalla compassione, sono condizioni che egli
avrà raggiunto attraverso un intenso e continuo lavoro personale volto
a migliorare tutta la sua formazione.
La
rilevanza del ruolo del terapista.
Il ruolo del terapista è da sottolineare proprio perché nell’immaginario
l’ippoterapia è stata rappresentata come una pratica in cui il cavallo
(animale da sempre descritto con doti di intelligenza superiore nell’ambito
del non umano) va a prendere il posto del terapista. E’ il terapista, invece,
che agisce da educatore diventando l’Io-terapeutico (Io-ausiliare) che si affianca
al bambino per aiutarlo ad interagire con la realtà. Il cavallo, in quanto
oggetto transizionale, permette al bambino di staccarsi dalla fusione con la
madre e di prendere così coscienza delle proprie possibilità di
agire, di guidare, ponendosi quindi come individuo indipendente dall’Altro con
il quale esiste però la relazione: mette in moto, così, il processo
di autovalorizzazione.
Nel triangolo “cavallo, terapista, bambino” si giunge a costituire sia la diade,
classica nella psicoterapia, bambino – terapista, sia la realtà rappresentata
dal cavallo.
Ippoterapia
– Dove?
Il maneggio è lo spazio terapeutico e l’ambiente nel quale si svolge
la seduta; uno spazio articolato e complesso che porta anche alla vita di relazione,
che richiede organizzazione mentale, senso di orientamento, capacità
mnemoniche, attenzione.
Un campo perfettamente circolare entro il quale i bambini fanno le loro attività
singole e/o di gruppo condividendo un unico cavallo.
Tutto ciò che è presente nel maneggio, la presenza di altre persone,
il rumore, la luce, anche durante la seduta, sono elementi importanti e resi
funzionali al perseguimento del fine che ci si propone, in quanto anche nella
quotidianità elementi singoli sono abitualmente presenti, e costringono
all’esercizio della percezione di Sé indipendentemente dal contesto in
cui ci si trova. L’ambiente, inoltre, offre all’utente un’abilità di
scelta che consente da una parte di rispettare i proprio tempi evolutivi e dall’altra
offre all’operatore di condurre, in modo costante, un lavoro di osservazione
e di esame psicomotorio.
Con l’attività psicomotoria in ambiente non medicalizzato, ed in particolar
modo con il rilassamento, si impara a percepire le sensazioni anche in un ambiente
disturbato, ed è così che si impara a rilassarsi e a riconoscere
le sensazioni ed emozioni anche quando ad essere disturbato è il suo
vissuto interiore: mentre tutti i sensi lavorano contemporaneamente trasmettendo
le informazioni dall’ambiente circostante, la coscienza selezione ed elabora
solo una minima parte delle informazioni che arrivano.
Ippoterapia
– Come?
L’analisi gestuale del cavallo e del cavaliere fanno si che, quando il binomio
si muove in modo armonioso, i gesti del cavaliere sono sincronizzati con quelli
del cavallo: essi tendono a formare un sistema coerente, composto di due dinamiche
strettamente collegate una con l’altra e provvista di due poli, uno positivo
proveniente dall’attività del cavallo, ed uno negativo costituito dai
gesti di accomodazione che il cavaliere mette in atto. Questo complesso legame
avviene in maniera tattile e cenestesica; ogni volta che interviene una modificazione
nell’atteggiamento, la dinamica dell’uno provoca nell’altro una necessità
di accomodazione tesa a ristabilire equilibrio ed omologia gestuale.
Il movimento del cavallo al passo imprime all’utente un flusso di forze che
aritmicamente lo spingono verso l’alto, verso destra, verso sinistra, avanti
e indietro, attivando un movimento ondulatorio continuo e ritmato.
Ben presto, continuando a camminare e portando l’attenzione dell’utente verso
argomenti per lui piacevoli, egli, allenta le pensioni e può percepire
il morbido e ritmato massaggio che il movimento del cavallo al passo gli impone.
Le
diverse fasi dell’ippoterapia.
La relazione con il cavallo non è verbale ma si fonda su una comunicazione
analogica la quale comprende l’espressione fisica, la reattività emotiva
ed una empatia che si struttura su elementi istintivi. In quest’ottica, l’ippoterapia
può essere considerata una terapia corporea in cui la comunicazione tra
bambino e cavallo avviene attraverso un dialogo tonico dove ad ogni movimento
fatto dal cavallo risponde uno fatto dal bambino e viceversa. La bellezza, l’imponenza,
la potenza fisica del cavallo, così come la sua socievolezza e curiosità,
motivano il ragazzo a scoprire nuovi orizzonti relazionali.
La pratica dell’ippoterapia si struttura in diverse fasi quali:
1. accoglienza: momento che risulta particolarmente importante perché ha il significato di ricevere il bambino dalle braccia della madre per portarlo in un luogo in cui iniziare un cammino di crescita grazie alla figura del terapista;
2. applicazione: è la fase in cui il bambino si avvicina al cavallo e viene fatto salire su di esso; il movimento sinusoidale dell’animale ha da subito un effetto rassicurante e calmante;
3. terapia ed osservazione: si riferisce alla fase attiva in cui la terapista, supportata da una formazione specifica e dall’èquipe di osservazione, deve tener conto delle reazioni dal bambino, del cavallo, oltre che delle situazioni che si creano nel setting.
Finalità
dell’ippoterapia.
L’ippoterapia è un’attività educativa completa ed attiva, in quanto
sollecita lo sviluppo di tutte le potenzialità del soggetto; in questa
pratica il bambino non subisce, ma partecipa in prima persona alle stimolazioni
motorie che l’animale trasmette, inoltre, acquista rapidamente e con forte motivazione,
padronanza del proprio corpo.
La seduta di ippoterapia attiva e stimola:
- la funzione psicomotoria: si lavora sull’equilibrio, sullo schema del corpo, sul suo tono muscolare (il soggetto è sottoposto ad un costante alternarsi di stati di tensione e di rilassamento) e sulla motricità globale;
- la funzione affettiva, sociale, relazionale: durante il percorso lavorativo con il cavallo, il soggetto attraversa diversi stadi. Dalla simbiosi (l’animale utilizza la comunicazione non verbale come il bambino), alla differenziazione (l’utente acquista consapevolezza delle differenze fra sé e l’animale), all’autonomia (il bambino diventa lui stesso l’animatore del “gioco” con il cavallo), infine alla responsabilizzazione (si prende cura di un animale che necessita attenzioni sia nel salirvi sopra sia nella cura; stimola, quindi, la capacità di autogestione);
- la funzione linguistica: ogni attività proposta, mira all’utilizzo corretto di una comunicazione non verbale nelle sue forme più semplici e all’uso di un linguaggio appropriato secondo le risorse linguistiche del soggetto, le relative esigenze comunicative e di rappresentazione della realtà;
- la funzione grafico-espressiva: attraverso l’utilizzo di colori, di tecniche creative differenti, si sollecita il “bisogno di manipolare e di creare” del bambino.
Tutte queste aree d’intervento sono affrontate proponendo attività specifiche
e percorsi didattici individualizzati.