Il Ponte sullo Stretto
Un ruolo
propulsivo alle due università, di Messina e di Reggio Calabria
Se a governare la politica,
l’economia e l’informazione non ci fosse sullo Stretto il ‘partito del ponte’,
probabilmente sarebbero stati cantierizzati tutta una serie di progetti, che
avrebbero risposto positivamente alla domanda di lavoro e di sviluppo del
territorio.
Il rilancio della cantieristica in sostegno al potenziamento del traghettamento
pubblico nello Stretto e la realizzazione di collegamenti veloci con l’aeroporto
di Reggio Calabria e le isole minori dell’arcipelago eoliano; l’attivazione di
quei servizi pubblici la cui inesistenza accentua il gap con le aree urbane del
Settentrione e ha drammatiche ricadute in tema di vivibilità; il recupero del
patrimonio storico e artistico danneggiato dal terremoto del 1908 e dall’incuria
di alcune amministrazioni locali post-ricostruzione; il risanamento di certi
quartieri periferici dove ancora imperano le baracche e sono insufficienti gli
spazi verdi e i luoghi di socializzazione; la manutenzione di abitazioni private
e di edifici pubblici del centro storico le cui realizzazioni allontanerebbero
il rischio di crollo; una politica di prevenzione antisimica in un’area dove i
sismologi attendono a breve un evento di dimensioni simili a quello subito
all’inizio del XX secolo; la riqualificazione del territorio collinare devastato
dall’abusivismo edilizio e dalla cementificazione dei torrenti, già oggetto di
disastrosi nubifragi; la valorizzazione turistica del porto e la realizzazione
di parchi urbani per il recupero dell’antico sistema fortilizio; la
valorizzazione di alcune aree paesaggistiche straordinarie; l’impegno sul fronte
delle nuove tecnologie ove possono avere un ruolo propulsivo le due Università
di Reggio e Messina, caratterizzatasi sino ad ora come soggetti distributori di
reddito ed appalti; l’investimento nell’agricoltura biologica e il rilancio
delle produzioni tipiche dell’area (agrumi, olio d’oliva, vigneti); la
valorizzazione dell’artigianato locale e il recupero delle antiche produzioni
artistiche; lo sfruttamento delle energie rinnovabili (proprio lo Stretto ha un
patrimonio energetico incommensurabile – si pensi all’energia eolica e alle
correnti marine); il finanziamento diretto e la facilitazione di accesso al
credito per tutto il ‘terzo settore’ in vista dell’incentivazione delle imprese
sociali, dell’associazionismo e delle cooperative giovanili.
Questi, ed altri, da come indicano gli studi di settore, sarebbero gli
interventi perseguibili per poter rispondere ai criteri di un’economia
autocentrata che valorizzi maggiormente le risorse già esistenti nell’area dello
Stretto.
Pensare, creare, sognare, progredire. Organizzare il ritorno alla relazione
ancestrale con il territorio e l’ambiente, in concomitanza, con l’acciaio e col
cemento.
Federico Curatola
FEDERICO CURATOLA
Settembre 2004
Il Ponte sullo stretto
di Federico Curatola