il muto linguaggio dei corpi
nei dipinti di Giovanni Lo Presti
Opere dell’artista presenti alla Galleria Previtali di Milano fino al prossimo 15 marzo.
La maschera, come concezione pirandelliana della rappresentazione del mondo.
La maschera quale elemento, che cela quello che siamo e fa apparire all’esterno, ciò che vogliamo che appaia. Così che le emozioni ed i sentimenti, restano rinchiusi all’interno della maschera che ci siamo costruiti, in un crogiuolo di fermenti, che in determinati momenti esplodono in immagini dall’impatto visivo forte, coinvolgente.
E’ da questo travaglio in parte onirico in parte frutto di elaborazioni pensate, che nasce e si sviluppa la ricerca artistica di Giovanni Lo Presti. I suoi orizzonti hanno risonanze lontane, che lo legano a radici squisitamente mediterranee. Le sue emozioni, producono cromie di corpi e cose, che ci parlano con un linguaggio di chiaro realismo, capace di affascinare l’occhio di si sofferma anche nel benché minimo particolare dell’opera dipinta. I nudi, infatti, che giganteggiano, quasi insofferenti, rinchiusi come sono nello spazio limitato dalla tela, ci appaiono come in attesa d’un evento.
Si tratta delle tele di grande formato, le ultime prodotte dall’artista, che ho avuto occasione in parte di osservare presso il suo studio e che ora sono in mostra alla Galleria d’Arte Contemporanea Previtali, a Milano, nei pressi del Naviglio Pavese.
Della pittura di Lo Presti, ho avuto modo di parlare già negli anni ottanta.Ricordo le magnifiche nature morte, le figurazioni in stato di silenziosa attesa, gli interni, i particolari di soggettim, che ponevano delle riflessioni, immersi in un’atmosfera malinconica, che ne nobilitavano le forme.Anche allora, già allora Lo Presti faceva uso di elaborazioni in cui la maschera aveva un suo ruolo da protagonista. Ma anche gli oggetti più semplici di uso comune, come lo potevano essere i pennelli, i colori, un pezzo di stoffa, si inserivano nell’architettura del dipinto, arricchendolo di significati. Le maschere, di cui parlavo prima, di chiara impronta autobiografica, davano al soggetto dipinto una forza espressiva di ironica teatralità. Ed è proprio quello il filo d’Arianna, che ci riconduce all’odierno lavoro di Lo Presti e che consente di interpretare il suo modo di esprimersi per immagini. Si tratta, in effetti di figure, facili alla lettura anche a chi non è abituato a scrutare l’opera d’arte con l’occhio del critico. Perché, diciamolo francamente, critico è colui che spiega un pensiero espresso, che decifra i geroglifici d’un humus di forme colorate, apparentemente senza senso, che compongono un’opera d’arte. Nei dipinti di Lo Presti, il linguaggio è immediato: non servono interpreti,ne alchimie letterarie perchè la linea è quella classica, in quanto nasce da un percorso culturale, che prende spunto dal reale.Il colore, con le sue puntigliose sfumature, amalgama ombre e luci, conferendo alla figura la naturalezza che le è propria, pur nelle sue particolari torsioni in cui l’artista l’ha concepita e collocata nel contesto spaziale.
Lo Presti persegue un percorso di continuità pittorica, che conferma tematiche dal contenuto spiccatamente sociale, rivelandosi come artista e come uomo, attento testimone dei risvolti storici della nostra epoca.
Salvatore Guastella
Gennaio 2005
Il muto linguaggio dei corpi nei dipinti di Giovanni Lo Presti
Opere dell’artista presenti alla Galleria Previtali di Milano fino al prossimo 15 marzo.
di Salvatore Guastella