Dicembre 2004
Il Menù del Natale 2005: il vero sale e la luce del mondo nel Presepe.
di don Franco Tassone
Il Menù del Natale 2005: il vero sale e la luce del mondo nel Presepe.
Mi piace pensare che in questo Natale gli auguri che ci faremo attorno a
succulenti cibi non ci faccia dimenticare di chi siamo in religiosa attesa,
perché l’uomo è eccentrico il suo centro è fuori di sé, e per tutta la vita vive
sbilanciato in cerca della sua meta, perché si diventa ciò verso cui si và, se
vado verso Cristo divento Cristiano, se la meta è il Natale nasco a vita nuova.
Si tratta cioè di riconoscere che, per frequentare le cose di questo mondo così
da prepararle per l'eternità, per essere sale della terra e luce del mondo,
occorre vivere anzitutto le beatitudini e il discorso della montagna, o in altre
parole regolarsi secondo quella sintesi di "etica sociale evangelica" che è
espresso nei frutti dello Spirito ricordati dalla lettera di San Paolo ai Galati:
"carità, gioia, pace, benevolenza, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé".
Questi che possono apparire a prima vista atteggiamenti deboli e anche un po'
perdenti nell'arena di questo modo sono in realtà il modo con cui il discepolo
di Gesù Cristo, con le opere evangeliche proclama efficacemente e
vittoriosamente la gloria di Dio, secondo quando dice Mt 5,16: "la gente veda le
vostre opere buone e renda gloria al Padre vostro che è nei cieli".
Tutti questi atteggiamenti, che si riassumono nell'amore del prossimo da amarsi
come Dio lo ama e vedendo risplendere in lui un riflesso della gloria di Dio,
trasformano la terra, anche se in maniera non sempre clamorosa e spettacolare;
sono il vero sale e la luce del mondo, perché penetrano in tutte le attività
degli uomini, nella famiglia, della scuola, nella cultura, della politica e
immettono in tutto la linfa vivificante, medicinale e salutare del Vangelo.
Questo atteggiamento fondamentale è decisivo e va tenuto in stretto collegamento
con lo sguardo sull'eternità. Etica delle beatitudini e destino eterno dell'uomo
si corrispondono. La rivelazione della gloria di Dio che si avrà con la
risurrezione finale farà risplendere l'etica evangelica vissuta durante la vita,
in altre parole metterà in luce la conformità alla volontà di Dio che abbiamo
espresso nella quotidianità, nell'attività familiare, professionale, sociale e
politica, nelle prove e nelle sofferenze, nelle malattie e nella morte. Ci sono
problemi di lavoro che obbligano sempre più alla specializzazione e al
cambiamento, maturando competenze diverse per allenarsi al nuovo. Ci sono
ristrutturazioni che diminuiscono la mano d'opera mentre aumenta la produzione.
Ci sono gravi difficoltà riconducibili a instabilità. Il progetto dell'Europa
unita ha arricchito di prospettive il futuro ma nel frattempo sta facendo
emergere difficoltà e obblighi d'inserimento e d'allineamento. Questo suppone
sempre più competitività dura e impietosa e sta scompaginando tutti gli assetti
e i progetti. Si scoprono esigenze di sempre maggiori servizi alla persona
mentre ci si accorge della difficoltà dello Stato ad essere tempestivo e a
provvedere.
Si sta rinfoltendo la schiera dei poveri in fila alla mensa dei frati. Questa
non è solo frequentata dagli extracomunitari senza lavoro ma anche da anziani
che ritengono che, per "starci dentro nelle spese", hanno bisogno di chiedere
l'elemosina. E ciò avviene anche perché quei quattro soldi di liquidazione, ora
non rendono più essendosi abbassato il costo del danaro. Un tempo quei pochi
punti d'interesse in più bastavano per avere, in un anno, una specie di
ulteriore tredicesima. Ora la vita è ugualmente aumentata ma nel paniere ci
hanno messo i prezzi stracciati del computer. Come se un anziano debba cambiare
il computer ogni giorno.
Questa lettura della povertà obbliga a guardare l'altra faccia che è esigenza di
partecipazione, ricchezza di risorse, volontà di servizio da parte di molti che
pensano di poter offrire un contributo, avendo seriamente scoperto il valore
dello sviluppo e della costruzione comune.
Dalle numerose richieste d’aiuto che arrivano ogni giorno alla nostra comunità,
dove le categoria classiche delle marginalità si arricchisce di ragazzi in
doppia diagnosi, perché la droga scombina la mente, minori assassini, giocatori
d’azzardo; sentiamo che c’è bisogno nel nostro paese, che non solo si viva
coerentemente i bisogni dei suoi cittadini, ma necessita che la classe politica,
sappia coinvolgersi in una riflessione che se non diminuisce la povertà almeno
non crei maggiori disuguaglianze. Perché la crisi morale e spirituale che
opprime la nostra società attuale? Sarebbe infatti difficile negare che vi sia
un rapporto tra lo stato attuale della nostra società e i valori che la fondano.
Poniamoci la domanda capitale, sollevata inevitabilmente dalle origini cristiane
dei valori laici. Perché essi hanno avuto e hanno effetti così funesti: dal
comunismo al nazismo e dal razzismo al nazionalismo, dal colonialismo al
pauperismo dei primi decenni del secolo scorso? Credo che in una visione del
mondo secondo la quale "l'uomo è misura di tutte le cose" come insegnava
Protagora i valori umani inevitabilmente finiscano per deragliare, per
degenerare. In mancanza di un punto di riferimento assoluto, al di fuori della
portata dell'uomo, essi secernono inevitabilmente delle "tossine" che uccidono
quanto possono avere di beneficio. L'eguaglianza diventa egualitarismo; la
libertà, licenza; il sapere, scientismo; il diritto alla vita, edonismo; e così
via. L'immagine forte che ci dovrebbe accompagnare è la piccola figura di una
tredicenne supplente, apprendista maestra, nel film cinese intitolato "Non uno
di meno" del regista Zhang Yimou in cui il maestro, che deve abbandonare per un
mese la classe dei suoi ragazzi, affida a questa quasi adolescente, neppure
molto istruita, il ruolo d'insegnante con un unico, solenne impegno: "Neppure un
ragazzo deve andarsene dalla classe". Ella è così fedele che si mette alla
ricerca del ragazzino che è fuggito, ingolosito dall'avventura e dal danaro che
la città promette. Ella percorre angosciata le strade in cerca "della pecora
smarrita" e ritorna solo quando può riportare il suo scolaretto fuggito. Una
riedizione cinese dell'amore di don Milani per i poveri? Una parabola di
attenzione e di solidarietà che rende vicino il mondo del Natale in cui Dio
Viene a cercarci e ci trova dove siamo e Lui abita tra di Noi, donando nuovo
sapore, luce e senso alla nostra vita.
Don Franco Tassone Comunità Casa del Giovane Pavia
dfrancotassone@cdg.it