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Commento alla Raccolta di poesie “SO”Note Critiche della
Prof.ssa Luisa Lozar


A dicembre verrà presentata al pubblico l'ultima fatica del poeta genovese Adolfo Barisione, la raccolta "So", che subito, attraverso la citazione da Platone posta in apertura - "So di non sapere" ('Apologia', 20e-23c)- rivela uno degli aspetti più interessanti di questi testi, ovvero la loro dimensione riflessiva, il loro proporsi quali strumenti di indagine conoscitiva rispetto ad una realtà che resta tuttavia spesso difficile da cogliere nelle sue pieghe più profonde.
Proprio questa dimensione per così dire filosofica delle poesie di Barisione è uno degli elementi che la lucida presentazione di Renato Delle Piane posta in apertura alla raccolta mette in evidenza, segnalando inoltre la sofisticata ricerca di immagini essenziali, che passa attraverso un uso non banale del linguaggio e un apparato retorico capace di creare suggestioni significative.
Sarebbe tuttavia limitativo leggere i testi di questo poeta solo attraverso il filtro della razionalità: il lettore, infatti, di testo in testo, viene catturato da una serie di emozioni che i versi via via evocano e che in ciascuno di noi possono assumere nuove e inedite sfumature, legate a ciò che di più profondo celiamo nel nostro io. In"Radici", ad esempio, la poesia che apre la raccolta, il tema è l'amore, visto come valore che può attraversare il tempo, come valore assoluto.
"E non smette, / la dolcezza di sentirti / a me vicina,/ passa il tempo, / invecchia il cuore, / ma nell'anima tu affondi / sempre più le tue radici / con tentacoli di luce.": già in questi primi versi, le suggestioni si moltiplicano e si intrecciano ed è difficile proseguire nella lettura senza intravedere, dietro a quelle parole dell'autore così abilmente accostate, altre parole, certo non scritte ma in qualche modo presenti, latenti dentro di noi. Sono insomma, quelle di "Radici",  parole che ci parlano delle nostre emozioni e ci inducono a cercare, anche dentro di noi, quei rassicuranti "tentacoli di luce".
Altre volte, è il paesaggio che viene colto in un suo aspetto particolarmente evocativo, talora attraverso una umanizzazione degli elementi che lo costituiscono. Si può in questo senso vedere"Consolazione", un breve notturno dove protagonista è la luna, che viene invitata a strappare "il velo d'opaco languore" e ad accendere"le volute del notturno", ma anche "Tramonto", che si apre sull'immagine della cima che "trattiene / il fuoco struggente, /* racconta una nenia" (vv. 2-4). Difficile, ancora, non subire il fascino dei quattro intensi  versi  di "Grecale": "Sibila il greco / varchi spalanca / alla pioggia / di stelle”.
Si diceva, però, della dimensione riflessiva così rappresentata nei testi di Barisione: uno spunto interessante viene ad esempio da"Sagacia", dove il poeta afferma che "impelle applicare / al tetro ragionare / quel senso d'ironia / che sappia allontanare / la noia / del mortale". Ebbene, chi di noi può dire di non essersi mai aggrappato all'ironia per sconfiggere la noia, quel pericolo che incombe sull'esistenza umana e che ha spesso portato scrittori e filosofi a riflessioni in merito? E dalla noia certo può difenderci anche la lettura piacevolissima di questa raccolta di liriche, di pagina in pagina, attraverso un alternarsi di testi diversi per estensione, tratto stilistico, temi, ma tutti ugualmente suggestivi.

Luisa Lozar

Dicembre 2005


Commento alla Raccolta di poesie "SO"

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