Giugno 2008
Intervista al Pm di Genova Francesco Pinto
di M. Elena Quaiotti
Inchiesta scandalo sanità - 2
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“Ad essere Franca”
“Dal favoreggiamento alla corruzione” il passo è breve “se si incide sul corso dei reati”: a dirlo è il Pm di Genova Francesco Pinto, titolare dell’inchiesta denominata “Mensopoli” che ha recentemente scosso la Regione Liguria
Secondo gli inquirenti per la maxi-inchiesta che coinvolge i “pezzi da novanta” della sanità lombarda – Santa Rita, San Raffaele, San Carlo, San Donato, Sant’Ambrogio, San Giuseppe, San Pio X – la truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale sarebbe pari ad almeno 18 milioni di euro
Ad oggi, 20 giugno 2008, sullo “scandalo sanità” lombardo è inesorabilmente calato il silenzio: al suo posto i giornali hanno iniziato a parlare copiosamente dei tagli alla sanità previsti dal ministro Tremonti, della paventata reintroduzione dei ticket per “far rientrare i conti”, del “terribile errore” contenuto nella traccia del tema di italiano proposto per la maturità… I processi si fanno in Tribunale, non sulla stampa, d’accordo, ma quando si tirano in ballo la mancanza di moralità e la responsabilità dei singoli non c’è Tribunale o Notizia che tengano, soprattutto a rileggere l’intercettazione telefonica del 9 ottobre 2007 che fa di qualunque italiano/a una potenziale “Franca” (*) : “una semplice richiesta di intercessione, il “mettere una buona parola” di per sé non costituisce reato – rileva Francesco Pinto, Procuratore di Genova, titolare della recente inchiesta denominata “Mensopoli” che ha scosso la regione Liguria con “scosse di assestamento” anche in Lombardia per il calibro dei personaggi coinvolti – ma se l’intercessione finisce per incidere sul corso degli eventi i reati previsti possono essere diversi: dal favoreggiamento alla falsa testimonianza, alla corruzione”. E chiunque di noi potrebbe trovarsi con un collega, un parente, un amico che ci chiede di “aprirci la strada” per un aiuto: se suddetta persona avesse un minimo di coscienza molto probabilmente non avanzerebbe nessuna richiesta, perché chi di coscienza ne ha si tormenterebbe nel decidere se negare o meno un simile piacere. Soprattutto ad una persona come Paolo Brega Massone, il chirurgo pavese ex primario di Chirurgia Toracica alla clinica privata Santa Rita, ora detenuto a San Vittore: “se le accuse a suo carico venissero confermate – si parla di almeno cinque omicidi aggravati dalla crudeltà - rischierebbe dai 21 anni di carcere in su – spiega ancora il Procuratore Pinto – ma naturalmente bisogna attendere l’esito dell’inchiesta , queste sono considerazioni di carattere molto generale. Certo è molto grave se si decide di eseguire un’operazione a puro scopo di lucro”. E secondo le prime stime degli inquirenti titolari della maxi inchiesta sulla sanità lombarda la truffa ai danni del servizio sanitario nazionale sarebbe di almeno 18 milioni di euro. Quasi 36 miliardi delle vecchie lire, una cifra vertiginosamente vicina a quella dell’altra maxi inchiesta sulla malasanità milanese di 11 anni fa, quella dell’ex “Re Mida” Poggi Longostrevi che coinvolse oltre 300 persone, tra cui anche qualche neo-parlamentare come il pavese Gian Carlo Abelli. Quando esplose era il maggio 1997, quasi due anni dopo l’introduzione degli ormai tristemente famosi “DRG”, (Diagnosis Related Group): sistema di classificazione dei pazienti ospedalieri finalizzato al contenimento della spesa sanitaria) (!!!)
M.Elena Quaiotti(*) Intercettazione tra Paolo Brega Massone e Franca
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