"Azienda" Italia -
Dall'attuazione dell'accordo di Maastricht,l’esito positivo della manovra economica.
“Tutti i nodi vengono al pettine”!
La matassa della produzione e della
distribuzione del reddito nazionale non ne è esente; anzi, continua ad essere
ingarbugliata e perciò va sempre e costantemente pettinata in sede politica al
fine di sciogliere quei nodi che infrenano lo sviluppo economico che sta alla
base di ogni incremento distributivo del reddito nazionale; perciò, bene ha
fatto il Governo in carica di centrodestra, ad alleggerire la pressione
tributaria promessa in campagna elettorale e parzialmente attuata e preordinata
abilmente ad assicurare alle classi meno abbienti un minimo essenziale di
sostentamento, a parziale copertura del potere di acquisto perduto anche per
effetto dell’Euro e delle conseguenti manovre speculative, e ad oleare i
meccanismi di crescita della produzione nazionale trasferendo notevoli risorse
dalla gestione improduttiva dello Stato alle tasche dei privati ( persone
fisiche e giuridiche) col prevedibile e condivisibile impiego incrementativo
aventi effetti positivi sulla crescita dell’Azienda Italia in difficoltà. E’
perfettamente compatibile col predetto scopo il recente accordo europeo
elasticizzante i vincoli di Maastricht propugnato e ottenuto dal Governo
Italiano, l’abolizione dell’IRAP promessa per l’anno 2006 e la lotta agli
sprechi delle pubbliche risorse non ancora visibile, per la verità, nei suoi
contenuti e nelle sue direzioni e dal cui successo dipende, a mio modesto
avviso, l’esito positivo dell’intera manovra economica messa in piedi; infatti,
la palla al piede della crescita economica del nostro paese è stata sempre e
continua ad essere la ingente sottrazione di risorse dal privato, avvenuta col
costante aumento del carico fiscale senza copertura dei costi ingenti dei
disservizi dell’Amministrazione Pubblica in generale; risorse non impiegate in
modo oculato e produttivo a causa anche delle frequenti crisi di Governo che non
hanno permesso ovviamente di impiantare una manovra previdente di lungo periodo,
come quella meritoria avviata dall’attuale Governo ma tanto avversata
dall’opposizione senza visibili alternative; rimane quindi ancora attuale quanto
segnalai al Ministro Visco nel 1994 anche a proposito della tassa di circolazione
degli autoveicoli trasformata in modo surrettizio in una vera e propria imposta
patrimoniale che a mio avviso va sostituita senza ulteriori indugi con una tassa
autorizzativa sulla patente;
uno Stato moderno, come quello preordinato dalla nostra Costituzione che pone
sostanzialmente i pubblici impiegati al servizio esclusivo della
Nazione e non al disopra, e gli uffici pubblici organizzati in modo tale da
assicurare il buon andamento ed il comportamento disinteressato (imparziale
) degli addetti, deve occuparsi essenzialmente di incentivare la competizione e
promozione sociale ( non soltanto in campo sportivo ) ma di garantire
a tutti pari opportunità di
partecipazione, senza emarginazioni,
e senza comprimere le disponibilità di accesso con la pressione tributaria e le
pastoie burocratiche che quasi sempre hanno favorito o favoriscono il
perseguimento di ignobili finalità. Occorre, pertanto, che il Governo vada
avanti, costi quel che costi in termini di consenso elettorale, per correggere
con l’auspicata autorevolezza politica, la rotta della spesa pubblica, senza
aspettare le denunzie di fine anno della Corte dei Conti sull’allegra gestione
delle risorse del pubblico denaro; va avviato, se non è stato fatto ancora, un
appropriato e permanente monitoraggio della stessa spesa settore per settore,
senza esitazioni ed esenzioni di rispetto; ciò serve per potere correggere
adeguatamente il tiro al fine di arginare gli sprechi come quelli ingenti, per
esempio, cagionati dalle consulenze esterne di comodo di cui si servano molti
pubblici poteri e che alla fine sottraggano, di fatto, le risorse necessarie per
fare fronte doverosamente alla formazione, aggiornamento professionale e
motivazione del personale dipendente dei pubblici uffici; aggiornamento e
motivazione che non sembra più presente nel calendario rivendicativo delle
organizzazioni sindacali di maggiore rappresentatività, impelagate come sono
anche loro nel meccanismo opportunistico della utilizzazione del pubblico denaro
ed impegnate soltanto ad ottenere qualche spicciolo in più nella contrattazione
per il rinnovo dei contratti dei dipendenti statali; a quest’ultimo riguardo
basterebbe sbarrare la strada agli sprechi per consulenze esterne fissando per
tutti gli Enti Pubblici una percentuale delle risorse disponibili da destinare
esclusivamente alle consulenze ed alle borse di studio finalizzate alla
formazione ed aggiornamento professionale dei loro dipendenti; meglio tardi che
mai si potrebbe dire, ma non che si tratterebbe di un impiego di risorse
improduttivo.
Il Governo va incalzato (non sostituito per non compromettere il necessario
anche se defatigante processo di riforma iniziato), pertanto, su questo terreno
di proposte credibili per consentirgli la realizzazione più appropriata del
programma votato dalla maggioranza degli italiani che ora sembra avergli voltato
le spalle prima del tempo necessario senza alcuna plausibile ragione
politico/programmatica e non come stanno
Giuseppe Romeo
facendo gli attuali sui critici e
detrattori, dando l’impressione di volere lasciare le cose come stanno,o di
cominciare daccapo o di lusingare chi ha poche risorse spendibili per sopperire
ai propri bisogni primari o voluttuari che siano, che starà meglio, quando lo
Stato comprimerà con il prelievo fiscale le risorse del vicino o del lontano di
casa sua che ne ha di più.
Il Paese cresce quando il corpo elettorale sa premiare col proprio consenso chi
opera per ottenere “meglio domani la gallina anziché oggi l’uovo”; nell’andazzo
di certi raggruppamenti politici, purtroppo, si preferisce al contrario,
accontentarsi, cioè, della ripartizione di massa delle briciole che passa il
convento, mortificando o trascurando chi è in testa alla corsa verso il
benessere o chi lo ha raggiunto per non fare soffrire d’invidia chi sta dietro,
anziché emularlo e allenarlo alla corsa.
In Italia, purtroppo, il partito della spesa e del torchio tributario e
dell’appiattimento sociale meritocratico non ha chiuso i battenti grazie a una
malintesa o non aggiornata concezione statalista di una certa sinistra o per
motivi ignobili di bottega o libidine di potere.
L’arte delle politica, ahimé, non è di tutti; meno che mai dei politicanti di
professione annidati dappertutto, (nessuna delle forze politiche in campo ne è
esente); c’è molto da lavorare per capire e dare la soluzione più sapiente e più
equilibrata possibile ai problemi sul tappeto, cosa molto difficile per chi
mostra più propensione allo schiamazzo anziché all’ascolto o per chi va a votare
per simpatia o antipatia o peggio per sentito dire.
Chi in politica ha tale capacità artistica non la ostenta, ma la dispiega non
soltanto dentro il palazzo o per televisione o con distinguo ed esternazioni di
vario genere, ma mantenendo pure e soprattutto costantemente, e senza distacco,
i rapporti col corpo elettorale per comprenderne prima gli effettivi bisogni man
mano che emergano o che vengano rappresentati ed assumerli adeguatamente , dopo,
per risolverli nel modo più trasparente e appropriato possibile; quando si è
distaccati dalla gente che sta fuori dal palazzo, non c’è televisione che tenga,
e non c’e da stupirsi che, nonostante il buon ed impegnativo lavoro fatto per
realizzare la progettata di riforma dello Stato in senso moderno e democratico,
l’attuale Maggioranza di Governo, abbia potuto perdere tanti considerevoli
consensi elettorali, fin troppo bastevoli, tuttavia, per smentire sonoramente
gli oppositori che contestavano a Berlusconi il controllo di tutti le reti
televisive col palese timore, rivelatosi inconsistente, che potesse orientare il
consenso elettorale per avere la meglio.
Si può affermare, pertanto, che vinti e vincitori debbano ricredersi in fretta
dalla considerazione che hanno avuto sino ad ora della formazione del
convincimento degli elettori italiani.
Giuseppe Romeo
Aprile 2005
"Azienda" Italia -
Dall'attuazione dell'accordo di Maastricht,l’esito positivo della manovra economica.
di Giuseppe Romeo