Marzo 2009
L'AUTONOMIA DEL GIUDICE -
di
Giuseppe Romeo
L'AUTONOMIA DEL GIUDICE
SI GIUSTIFICA CON LA SUA NEUTRALITA'
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tra i due litiganti il Giudice non è il terzo che gode ma l'arbitro che decideQuesta sua nobile configurazione giuridico/costituzionale è oramai notoriamente offuscata!
Il modo di operare, infatti, della intera Magistratura ed in particole di quella che opera in campo penale non gode tra la gente comune del giusto credito commisurato al rango istituzionale che ha.
Molti, infatti, storcono il naso anziché provare un senso di rispettosa riconoscenza e affidamento
quando sentono parlare dei Giudici; questo diffuso discredito non deriva, a mio avviso, da una erronea o deviata percezione del ruolo autorevole istituzionalmente assegnato ai Magistrati di ogni ordine e grado ma dalle sue attuali modalità di svolgimento che fa percepire il Giudice più come controparte pubblica ed autoritaria che come arbitro solerte e disinteressato.I cittadini, in ambito penale soprattutto, non percepiscono ancora la differenza sostanziale tra il ruolo che svolge il Giudice/P.M., pubblico accusatore, e il Giudice decidente poiché li vede incardinati stabilmente nello stesso sistema e apparato operativo ed avverte, perciò, nei confronti di entrambi una eguale considerazione, soggezione e diffidenza facendo affidamento soltanto sulla capacità professionale dei loro difensori.
Negli altri campi giudiziari dove non c'è il P.M. percepiscono soltanto in parte l'auspicata neutralità del giudice quando questi è chiamato a decidere tra privati litiganti, ma restano diffidenti quando hanno come controparte la Pubblica Amministrazione ( amministrazioni statali, comuni, province regioni ecc.).
Tale percezione, dunque, è fonte evidente di malessere e non di benessere sociale; benessere sociale che va perseguito come fine primario, cui sono costituzionalmente preposte tutte le nostre pubbliche istituzioni, Magistratura compresa.
Occorre operare, pertanto, per porre la Magistratura in tutte le sue articolazioni sul piedistallo di autorevolezza che le compete, non soltanto apparente ma anche funzionale, per farla percepire alla intera Collettività nazionale come sicuro rifugio protettivo e non più come iattura.
In questo percorso di recupero di autorevolezza ed efficienza, non punitivo ma necessario ed indifferibile, devono ritrovarsi tutti i rappresentanti dei tre poteri dello Stato ( Esecutivo, Legislativo e Giudiziario- Governo, Parlamento e Magistratura ); tutti e tre preordinati dalla nostra Costituzione a perseguire e a garantire UNITARIAMENE, DISINTERESSATAENTE E NON SEPARATAMENTE CIASCUNO PER PROPRIO CONTO il benessere sociale la cui effettiva percezione dovrebbe fare propendere i rispettivi Rappresentanti alla doverosa cooperazione anziché alla frequente chiassosa contrapposizione polemica.
Facendo tale percorso istituzionale, senza sconfinamenti, ciascuno nell'esercizio del proprio ruolo e tenendo bene presente che soltanto il Parlamento è deputato, alla fine, a fare e a tradurre in legge qualsiasi scelta politica come PRIMARIO PORTATORE ED INTERPRETE DELLA VOLONTÀ POPOLARE, si capirà che bisogna eliminare ogni fonte di incertezza e di confusione che crea discredito all'intero Ordinamento Giudiziario; le fonti di discredito, come è risaputo e tanto dibattuto oramai da troppo tempo, sono rappresentate in campo penale dalla comune appartenenza, come già detto, allo stesso ruolo e allo stesso “palazzo” del Pubblico Ministero e del suo collega Giudice decidente che invece deve svolgere il ruolo di terzo estraneo all'accusatore e all'accusato; dalla facoltà che ha il Giudice in generale di allungare, senza scusabile motivazione, qualsiasi termine non previsto espressamente come termine perentorio e di compensare fra i litiganti, senza giustificato motivo, le spese di giustizia anche in caso di condanna di uno di loro; dalla possibilità che hanno molti Giudici di svolgere contemporaneamente più funzioni correndo da uno scanno all'altro; dalla concreta possibilità che ha ogni Giudice di farsela franca in caso di chiamata di responsabilità personale al risarcimento di eventuali danni cagionati, responsabilità prevista nell'art.28 della nostra Costituzione ma rimasta largamente lettera morta; dall'insufficiente addestramento ed aggiornamento professionale di tutti gli addetti all'amministrazione della giustizia e dall'eventuale impiego dispendioso e irrazionale delle ingenti risorse finanziarie destinate al funzionamento dell'intero apparato.Chi scrive resta convinto che la neutralità del Giudice, basata sul suo personale e nobile disinteresse rispetto a quello specificatamente perorato dalle parti litiganti, è realizzabile affrancandolo da ogni insidioso sospetto di cointeressenza; perciò, la riduzione dell'area della sua discrezionalità ed il rafforzamento del suo autonomo convincimento libero da ogni condizionamento esterno alla sua funzione, non e destinata a mortificare il suo ruolo ma ad esaltarlo facendogli recuperare il giusto credito che merita.
L'azione dell'attuale Governo e di tutte le Forze Politiche che operano in questa direzione e che stanno dentro l'alveo costituzionale e non in quello rissoso della ripetitiva campagna elettorale o dell'interesse di bottega, vanno affiancati, pertanto, per appropriare al meglio questa opera indispensabile di recupero.
Il Paese, allo stato attuale delle cose, non percepisce quest'ultima auspicabile attività istituzionale unitaria ma quella discreditata della separazione/spartizione dei pubblici poteri che non è certamente una fonte di benessere sociale ma sicuramente di diffuso malessere per la insicurezza che determina a detrimento della dignità di tutti i soggetti seduti separatamente al banco del potere, Magistratura compresa, e non a quello della doverosa e composta cooperazione critico/costruttiva.
Le forze politiche in campo che operano in concreto per promuovere lo sviluppo civile ed economico del nostro Paese, in modo pacifico e ordinato, terranno certamente conto di quest'ultima insidiosa ma facilmente comprensibile sofferenza democratica di tutti coloro che non stanno nella Stanza dei bottoni.
10.03.2009. Avv. Giuseppe Romeo * Giudice Tributario