Dicembre 2008
Intervista allo Scrittore Andrea Manca, Docente all’Università di Cagliari
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di
Manuela Pilloni
Intervista ad Andrea Manca,
autore di “Grand Hotel Chacarita”
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Come s’inizia un’intervista con Andrea Manca?
- Non saprei, è la prima volta che mi capita. Direi di presentare in primo luogo lo scrittore, che forse è l’aspetto che interessa di più i lettori.Presentiamolo…
- Scrittore forse è una parola non del tutto appropriata, che mi onora, ma che può rendere l’idea. In realtà oggi scrivono in parecchi grazie all’incredibile sviluppo delle nuove tecnologie della comunicazione. Mi riferisco sia al boom di internet, sia ai miglioramenti dell’editoria digitale. Questo ha reso possibile l’espressione di molti, di tutti, una ventata di libertà formidabile. Ma non basta per essere scrittori, dico scrittori in senso “alto”: è un effetto simile al karaoke, non si penserà che adesso basta un microfono e una base per essere un cantante?E quindi?
- Quindi scrivo, scrivo molto, butto fuori storie in continuazione perché ho bisogno di farlo, quasi a prescindere dall’esistenza dei lettori, ma non so se sono davvero uno scrittore. Almeno, uno scrittore come quelli che vengono considerati tali dal grande pubblico. Ma anche qui ho le mie idee…Ovvero?
- È uno scrittore il comico televisivo o il calciatore famoso che vende migliaia di libri con le sue barzellette, magari scritte da un altro?Può funzionare…
- È proprio questo il dramma. Che funziona. Che in Italia la gente compra tutto quello che dice la tv. Un meccanismo semplice, in fondo. A furia di dire che questa cosa è fantastica, è di successo, è di moda, fa tendenza, poi la gente va e se la compra. Per questo motivo, anche se può essere visto come un vezzo da snob, rifuggo da tutti quelli che si chiamano “best seller”.Perché scrivere un romanzo come “Grand Hotel Chacarita”?
- Avevo dentro questa storia, una vicenda personale che mi sembrava avvincente, di interesse comune. Diciamo una storia che avrei voluto leggere, se qualcun altro l’avesse scritta. Un antenato bizzarro e avventuroso che, alla fine degli anni Trenta, lascia la famiglia qui in Italia e parte per l’Argentina in cerca di fortuna. E scompare. E un lontano discendente, io, che ottant’anni dopo, in piena crisi personale, decide di dare un senso alle cose con un’avventura ai limiti dell’incoscienza, decidendo di punto in bianco di prendere i piedi e andare in Sudamerica a cercare le tracce di quest’uomo, del suo bisnonno finito chissà dove.Una trama intrigante, ma c’è dell’altro, mi pare. Il romanzo mi sembra in realtà contenere più di uno spunto intimista. La storia dell’antenato mi sembra quasi un pretesto, o sbaglio?
- Nel romanzo si sviluppano vari livelli di lettura. Quello a me più caro è proprio l’aspetto intimista, chiamiamolo così. Per farla breve, non c’è occasione o episodio nel libro che non dia spunto a riflessioni decisamente personali su quanto accade. Qualcosa di simile alle continue digressioni di Mordecai Richler in “La versione di Barney”, fatte le dovute proporzioni, per carità. Un modo per raccontarsi tramite il racconto di altro. Uno sfogo, forse. Diciamo che ho fornito un bel po’ di materiale per un’indagine psicologica. O psichiatrica…Come funziona la distribuzione di “Grand Hotel Chacarita”?
- La distribuzione non avviene secondo i circuiti tradizionali. Il romanzo non è in libreria: è antieconomico al massimo per chi non ha dietro una casa editrice che decida di investire. Non voglio aprire adesso dibattiti sulla crisi dell’editoria, sui cali catastrofici delle vendite, sull’industria dei best seller e via dicendo. Non voglio neppure parlare dei ricatti economici cui devono sottostare i nuovi autori, facili prede di editori e di tutti coloro che campano in questo mondo. Taglio corto, insomma: “Grand Hotel Chacarita” è in vendita per ora soltanto su internet. Basta entrare sul sito dell’editore The Boopen (www.boopen.it) e digitare Andrea Manca nel motore di ricerca interno. Sono velocissimi, ti arriva a casa nel giro di quattro, cinque giorni. Non è un e.book, attenzione. È un normalissimo libro cartaceo di 227 pagine, con copertina e tutto il resto, solo che viene stampato on demand, non fa magazzino. Non ci sono copie invendute da qualche parte.Sembra tutto abbastanza semplice. Lo è davvero?
- In realtà è una procedura semplice per chi è un minimo abituato a muoversi su internet, a usare la carta di credito e così via. Cioè ancora pochi. La distribuzione in libreria sarebbe l’optimum, ma - e qui mi ripeto – è assolutamente catastrofica per l’autore sul piano economico. E ve lo dice uno che nella vita “civile” fa il commercialista e l’insegnante di economia aziendale. Si arriva al paradosso di avere non dico guadagni bassi, ma vere e proprie perdite. Non mi pare dignitoso, direi, e infatti continuo con la distribuzione su internet e sul passaparola tra i lettori entusiasti.Che dire delle presentazioni, dei reading e della promozione dell’opera tramite eventi?
- Una noia mortale. Vado alle presentazioni degli altri solo se ci sono i pasticcini e qualcosa da bere. A cosa si deve sottostare per vendere dieci libri in più…i cui guadagni vanno quasi tutti ad altri, oltretutto.Pessimista, controcorrente, che altro?
- Realista, direi. Diciamo che per natura non amo la competizione, lo sgomitare per emergere. Se il libro deve funzionare, funzionerà. Senza compromessi. E comunque sta funzionando.Oltre a “Grand Hotel Chacarita”, quali altre opere di Andrea Manca sono in circolazione?
- Ho scritto diversi racconti brevi e brevissimi. Penso di raccoglierli in un volume, più in là. Ho una short story nella raccolta “Il potere delle parole” (concorso letterario che ho vinto all’inizio di novembre 2008 a Cagliari nell’ambito del Forum Passaparola) a cura di Miele Amaro. Ho pure un racconto noir in uscita sull’antologia “NeroSardegna” nella primavera 2009, altri due noir su “Inedito Portico” che dovrebbe uscire nei primi mesi del 2009, un altro racconto su “Lama e trama” – col quale ho vinto giusto qualche giorno fa a Maniago (Pordenone) il premio speciale della giuria Slow Food - in stampa ad aprile dell’anno prossimo. Insomma, parecchia carne al fuoco.Per chiudere, un consiglio per un libro, oltre naturalmente al suo “Grand Hotel Chacarita”
- Non un consiglio, ma tre o quattro. Autori sardi, per esempio: Giorgio Todde e Francesco Abate, per fare qualche nome. Tutto Tiziano Terzani, anche. Tra gli stranieri, fantastico Michel Houellebecq. Vincendo la mia ritrosia su tutto ciò che fa tendenza, devo dire che non è niente male “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, che è il libro che sto leggendo proprio in questi giorni.
Manuela Pilloni